Lo confessò in un libro uscito nel 1976, Illustrissimi, un insieme di lettere scritte ai più svariati personaggi della storia e della finzione letteraria. «Personalmente», annotò Albino Luciani, «quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmi fanciullo. La mitria, lo zucchetto, l’anello scompaiono; mando in vacanza l’adulto e anche il vescovo, per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino davanti a papà e mamma». Lo confermò diventato Sommo Pontefice scegliendo il nome, già d per sè emblematico, di Giovanni Paolo I (per la prima volta, nella bimillenaria storia della Chiesa fu scelto un doppio nome, in ossequio ai due pontefici che avevano preceduto Luciani, Giovanni XXIII l'aveva consacrato vescovo, Paolo VI l'aveva creato cardinale).
La rinuncia all'incoronazione (il 2 settembre 1978 celebrò in poiazza San Pietro la solenne Messa di inizio del ministero petrino), il passaggio dal “noi” all’“io”, l’abolizione della sedia gestatoria (salvo che per poche e motivate eccezioni), il definire Dio non solo papà ma anche mamma, il chiamare accanto a sé bambini durante l’udienza generale: nel suo pontificato durato un soffio (33 giorni appena) Giovanni Paolo I innovò profondamente gesti e parole dell’essere Papa.
Domenica 4 settembre papa Francesco procama beato Albino Luciani. Nel dossier pubblicato da Famiglia Cristiana nel numero da giovedì primo settembre in edicola e in parrocchia, tre giornalisti e scrittori, Stefania Falasca (vicepostulatrice della causa di papa Luciani), Luciano Regolo (condirettore di Famiglia Cristiana) e Andrea Tornielli (direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede) presentano i tratti salienti della sua vita, ne approfondiscono le radici familiari e culturali, evidenziano l’originalità del suo insegnamento. Attualissimo.