«Ho cercato comunque di divertirmi»...Così risponde Blanco alla domanda di Amadeus che gli chiede il significato di un gesto sconcertante. Siccome qualcosa non ha funzionato nella tecnologia che supportava la sua performance e lui non riusciva a sentirsi in cuffia, ha deciso di dare senso al suo stare sul palco senza cantare, distruggendo tutti i vasi di fiori che aveva a portata di mano (e di piede).
Quello che abbiamo visto ieri a Sanremo è ciò che la psicologia chiama un “agito”, ovvero un gesto disfunzionale che “trasferisce” nell’azione, un vissuto che non si è capaci di gestire, attraversare, elaborare in altro modo. Succede quando si vive una frustrazione, oppure una delusione, più in generale si attraversa uno stato di attivazione emotiva che non siamo in grado di regolare in altro modo se non “buttandolo fuori di noi” con modalità che vengono gestite in modo istintivo e pulsionale. Succede quando la vita accade in modo diverso da come avremmo voluto o sperato. Imparare a dare senso a ciò che ci accade – anche se a volte è difficile – è una competenza che conquistiamo crescendo, grazie all’allenamento alla vita a cui veniamo esposti in età evolutiva.
Quando Amadeus chiede a Blanco «Spiegaci il significato» gli fa una domanda perfetta. La risposta dell’artista è invece totalmente imperfetta. «Ho cercato comunque di divertirmi» è una non risposta, perché non dà senso a nulla. Distruggere per divertirsi nella vita reale è un reato. L’identica scena – trasferita in una città – comporterebbe l’intervento delle forze dell’ordine e sarebbe penalmente perseguibile. Blanco dimentica che quei fiori sul palco sono il risultato del lavoro di moltissime persone: fioristi, scenografi, allestitori di scena. E che la distruzione messa in atto porta altre persone a dover lavorare per riparare il suo danno. Inoltre, quel palco che lui distrugge è lo stesso palco verso il quale dovrebbe provare una gratitudine quasi “sacrale”: quel palco lo ha reso ancora più popolare e amato da un pubblico enorme, gli ha dato accesso ad una competizione internazionale, rappresenta un luogo di cui dovrebbe avere un rispetto assoluto.
Blanco oggi è un adulto che ha un enorme privilegio: ha raggiunto uno status, una popolarità e un potere d’azione nella sua vita di cui dovrebbe sentire un’enorme responsabilità, sia individuale che collettiva. Perché quando ti trovi a quelle altezze, che davvero pochi riescono a raggiungere (e di questo gli va dato merito) dovresti sentire che ciò che dici e ciò che fai ha un peso e un impatto enorme su chi ti segue e ti sceglie. Ci sono limiti che bisogna imparare a rispettare sempre e comunque, ancora di più se si è figure pubbliche e molto amate.
«Ho cercato comunque di divertirmi». In questa frase c’è tutto quello che Blanco probabilmente ancora non ha imparato. Divertirsi non è spaccare tutto e vandalizzare. Divertirsi non è fare quello che ti viene di fare, senza pensare alle implicazioni e alle conseguenze che ne potrebbero derivare. Divertirsi non è sputare nel piatto in cui mangi, avendo avuto vantaggi e privilegi che probabilmente non ti hanno fatto bene, se ti portano a percepirti dotato di un’onnipotenza che distrugge, ma non di una competenza che non sa riconoscere qual è il limite da non oltrepassare. Caparezza alcuni anni fa cantava “Sono fuori dal tunnel del divertimento”: un inno alla conquista di una libertà e un’autodeterminazione consapevoli, un testo e una canzone che per Blanco potrebbe rappresentare fonte di ispirazione.
Ora ci sarà che si schiera a favore di Blanco e della sua libertà di esprimersi, di essere ciò che vuole. In molti diranno: «Chi siete voi per dire a Blanco come deve stare sul palco, cosa deve fare o non fare?».
Noi siamo quelli che come Gianni Morandi, qualche minuto dopo la scena di distruzione, compaiono sul palco con la scopa e la paletta e risistemano il danno causato dall’artista che si è concesso la libertà di essere chi voleva essere, di fare ciò che gli andava di fare. Se vogliamo dare a Blanco la libertà di distruggere, poi sul palco con scopa e paletta avrebbe dovuto andarci lui.