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martedì 25 marzo 2025
 
geopolitica
 

Che cosa sono le terre rare e fino a che punto sono importanti per la pace in Ucraina

04/03/2025  Donald Trump punta sulle ricchezze minerarie di Kiev per ridefinire gli equilibri internazionali. Non solo terre rare, ma anche litio, titanio e uranio diventano merce di scambio nelle trattative di pace e le strategie industriali. E anche l'Europa....

Al tavolo delle potenze mondiali c’è una sedia che ognuno cerca di tirare verso di sé: quella delle terre rare. A dispetto del nome, non sono poi così rare: hanno una presenza considerata “media” nella crosta terrestre, con concentrazioni di alcuni grammi per ogni tonnellata di roccia.

A rendere raro il gruppo di 15 elementi, i lantanidi, a cui si aggiungono anche Ittrio e Scandio, sono i processi geologici che li hanno concentrati in alcuni giacimenti. Per questo stanno diventando merce di scambio per la pace, nelle trattative in salita tra gli Stati Uniti e l’Ucraina, a tre anni dall’inizio dell’aggressione russa. Nell’accordo, Washington punta a uno sviluppo congiunto delle risorse minerarie, del petrolio e del gas presenti nel territorio ucraino.

A dispetto del nome corale, non è un gruppo omogeneo: «Le terre rare non sono tutte uguali, ci sono quelle che hanno più valore e quelle che ne hanno meno», spiega Simone Vezzoni, coordinatore della Sezione Giacimenti Minerari della Società geologica italiana nonché ricercatore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR. «Quelle leggere hanno un valore più basso, le pesanti più alto perché sono utilizzate per creare i magneti».

Non è raro nemmeno il loro utilizzo, cruciale nelle componentistiche dei computer, nei motori elettrici, nello sviluppo dell’energia green, nella difesa e nell’aerospazio. La mappa di questa nuova caccia del tesoro parte dalla Cina dove è concentrato il 65 per cento dei giacimenti minerari usati per estrarle.

La loro presenza deriva da ragioni geologiche. «Occorre un volume anomalo nella crosta terrestre, per chimica e mineralogia, di alcuni elementi», spiega Vezzoni. I giacimenti possono esser formati da rocce magmatiche «un po' particolari che si chiamano carbonatidi, o magmatiche alcaline, ricche di carbonato» oppure dalle argille che assorbono le terre rare. Per la stessa conformazione geologica l’Europa non ha giacimenti di grandi dimensioni di terre rare. Per questo la Commissione di Bruxelles le monitora con l’elenco aggiornato di materie prime critiche (CRM). Due sono i parametri per entrare in questa lista: l’importanza economica e il rischio di fornitura, dato che l’Ue dipende dai mercati esteri con la Cina, che fornisce il 100 per cento delle terre rare pesanti, la Turchia il 99 per cento di boro e il Sudafrica il 71 per cento di platino.

E la vicina Ucraina? Non si hanno al momento notizie su progetti di estrazione ed è conosciuto un solo distretto minerario vicino al mare di Azov, sotto il controllo russo. «Ci sono dei prospetti che sono interessanti, ma la maggior parte nella parte meridionale e orientale attualmente è sotto il controllo russo» spiega Vezzoni.

Prima della guerra, nel 2022, il viceministro ucraino per la Protezione ambientale e le risorse naturali Svetlana Grinchuk, in una riunione della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE), aveva parlato dell’Ucraina come una miniera di litio, fondamentale per produrre batterie per veicoli elettrici (EV), con la concentrazione del «cinque per cento di tutte le materie prime critiche del mondo, in un Paese che occupa l’0,4 per cento della superficie terrestre».

Secondo l’Ukrainian Geological Survey, ci sono lì anche il 6 per cento delle riserve globali di grafite, presente nelle batterie agli ioni di litio e usato nei reattori nucleari, l’1 per cento delle riserve di titanio e tra il 2 e il 4 di uranio usato nei generatori di energia nucleare.

In conclusione, mentre l'Ucraina possiede risorse minerarie significative, la presenza e l'accessibilità di terre rare nel Paese rimangono incerte e limitate.​

Sul piatto della pace più che le terre rare ci sarebbero gli altri elementi, peraltro cruciali per l’Europa che ne è sprovvista: «Il litio, il titanio, l'uranio, tutti elementi che potrebbero rientrare in quell'accordo» sottolinea Vezzoni. Non solo pace: questi elementi saranno sempre più richiesti per realizzare la transizione verde. «Si stima un aumento dei volumi di questi elementi e del rame, un elemento abbastanza comune ma definito strategico invece che critico. Aumenterà di tre volte l'utilizzo nei prossimi vent’anni; quindi, la produzione dovrà triplicare», conclude Vezzoni.

 

 

 

 

 

 

 

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