«Non è certo una gioia, lo faccio perché è importante ricordare». Gunter Demnig è l’artista tedesco che ha ideato le Pietre d’Inciampo, le piccole targhe da selciato dedicate a quanti furono uccisi nei campi di concentramento nazisti. 72 anni e l’aria bonaria di chi fa semplicemente il proprio dovere, gira l’Europa per posare di persona le “formelle della memoria”, che produce nel suo laboratorio di Frechen, in Germania.
Dal 1996, quando sistemò la prima Pietra a Berlino, ne ha installate più di 70 mila. Demnig ha fatto suo il passo del Talmud che recita “una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”. Per questo le Pietre d’inciampo riportano nome e cognome, data di nascita, data e luogo di deportazione e morte dei perseguitati.
L’idea gli venne nel 1993, quando durante una cerimonia a Colonia per ricordare la deportazione di cittadini rom e sinti, una signora obiettò che in città non avevano mai abitato rom. Demnig decise allora di spendersi interamente al progetto: una Pietra d’inciampo per ciascuna delle persone che non fecero più ritorno a casa. Cappello a tesa larga e ginocchiera per lavorare chino sulla strada, ha già toccato 24 Paesi europei. In Italia ha posizionato le sue Pietre da Milano a Roma passando centri più piccoli come Ostra Vetere (Ancona) e Sarezzo (Brescia), solo per fare alcuni esempi.