Quando il cardinale Martini venne a Milano qualcuno ne sottolineò il tratto aristocratico e distaccato. Vivendogli accanto, ho scoperto in lui una singolare tenerezza d'animo capace di gesti di squisita attenzione. Ricordo che – poco dopo la mia nomina a vescovo ausiliare – mi chiamò ed estrasse dalla tasca una busta con una somma in denaro. Dentro un biglietto: «Per le prime spese che dovrai sostenere». Poi mi fece dono dell'anello del Concilio che papa Paolo VI diede al cardinale Colombo e questi a lui. Ricordandomi che uno dei gesti dell'ordinazione sarebbe stato quello di porre sul mio capo il libro dei Vangeli. Scriverà un giorno: «È un segno molto bello, a significare che il vescovo deve avere il Vangelo dentro sé stesso e quindi essere un Vangelo vivente». Parole queste che definiscono il cardinale Martini nel tratto più vero della sua azione pastorale.