Contrariamente a diversi precedenti incontri mondiali, che spesso avevano inizio con un convegno teologico-pastorale, quest’anno l’incontro mondiale delle famiglie è iniziato con la festa delle famiglie, con l’incontro diretto con Papa Francesco, in un momento breve ma di grande impatto. In meno di due ore abbiamo potuto partecipare ad un concreto pezzetto di quella “Chiesa in ascolto” che Francesco ha chiesto fin dall’inizio, e che nello splendido scenario dell’Aula Paolo VI (o Sala Nervi) ha avuto una plastica evidenza.
L’evento ha avuto anche una sua caratterizzazione più tradizionale e mediatica, con la diretta TV anche su RAI 1, la leggera ma efficace conduzione di Amadeus con la moglie Giovanna Civitillo, la presenza e le musiche del trio Il Volo – con le brevi testimonianze delle loro famiglie. Ma il cuore si è fatto più leggero quando sono iniziate le testimonianze di cinque famiglie, dall’Italia e dall’estero, davanti alle quali l’intera sala – e lo stesso Papa Francesco - è rimasta in un silenzio carico di emozione e partecipazione, solo raramente interrotto da qualche convinto e rispettoso applauso. Si percepiva la verità e la densità delle parole ascoltate dalla viva voce delle famiglie, e l’intera sala vibrava con esse. Storie normali e straordinarie, semplici fatiche della vita quotidiana o prove drammatiche, da cui fatica e dolore non venivano tolte, ma che trovavano significato e possibilità di senso in una doppia dinamica: da un lato la scommessa che la vita familiare fosse comunque un tesoro da custodire, nonostante tradimenti, perdite e difficoltà: dall’altro la possibilità di incontrare, fuori dal proprio nucleo familiare ristretto, qualcuno o qualcosa che ti possa sostenere nella difficoltà. Una parrocchia, un circuito di famiglie amiche, un movimento familiare o ecclesiale: nessuna famiglia si è salvata da sola, e tutte si aspettano – e hanno trovato - nella Chiesa sostegno e accoglienza.
E Papa Francesco? Dopo un ascolto ancora più attento di quello della sala stessa, le sue parole hanno saputo accogliere e rilanciare la parola delle famiglie verso orizzonti più alti, valorizzando il bene testimoniato, senza nascondere il male che pure veniva raccontato, e chiamando ogni famiglia ad un “passo in più”. Un passo in più di accoglienza, a partire dal racconto di una famiglia ucraina accolta da una famiglia italiana con sei figli. Un passo in più nel perdono, dal racconto di tradimenti, riconciliazione e perdoni di una coppia del Congo. Un passo in più nella fraternità, dopo la commovente testimonianza della moglie di Luca Attanasio, ucciso in Africa per la pace e testimone, nella sua storia familiare, della possibilità di amicizia e pace tra due religioni, vissute fino in fondo e conciliate nell’amore familiare (lui cattolico, lei musulmana). Un passo in più verso la croce, con la testimonianza dei genitori di Chiara Corbella. Un passo in più verso il matrimonio, nella storia di due giovani genitori non ancora sposati, dopo anni di convivenza e tre figli, e tuttora alla ricerca di quel salto di maturità per promettersi il per sempre all’interno della comunità ecclesiale.
Ha parlato poco, papa Francesco, ma sembrava davvero che fosse seduto a tavola, insieme ciascuna di queste famiglie, e che offrisse la sua sapienza di padre nella fede – o forse meglio “nonno”….- , dopo aver abbracciato le loro storie. Ecco come immagino che sia la Chiesa in ascolto delle famiglie: un amico che prima ti ascolta, senza catalogarti o giudicarti, e che poi sa rimettere ogni tua fatica in un orizzonte di verità e di senso più alti, chiamandoti ad una felicità maggiore. Perché il matrimonio, come ha ricordato Papa Francesco, non è una regola da rispettare, ma il Dono che Dio ha fatto all’amore tra l’uomo e la donna. Per essere più pieni, più veri, più vicini all’eternità.
* direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia)