Una delle macchine fotografiche di Jozef Ulma.
Due mesi fa, il 10 settembre, è stata beatificata a Markowa (Polonia) la famiglia Ulma, martiri per aver aiutato e nascosto degli ebrei durante l’occupazione tedesca della Polonia. La Messa di beatificazione è stata celebrata dall'inviato del Pontefice, il Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro. In questi giorni si è voluto ricordare la famiglia Ulma anche a Roma con una serie di iniziative tra cui la presentazione del libro di Grzegorz Galazka I Beati martiri di Markowa, (Bernardinum editore) che si è svolta il 4 dicembre all’Università della Santa Croce. Alla cerimonia hanno partecipato il cardinale Semeraro, l’ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede Adam Kwiatkowski, il presidente della regione Podcarpazia (dove si trova Markowa) Wladyslaw Ortyl, e il rettore dell’università monsignor Luis Navarro.
Il cardinale Semeraro ha sottolineato che la beatificazione degli Ulma è unica per molteplici ragioni. Per la prima volta tutta la famiglia fu beatificata e, per di più, tutti i membri della famiglia morirono insieme. Furono un esempio di fede e di vita cristiana durante la persecuzione dei nazisti tedeschi. Il prefetto del Dicastero dei Santi ha sottolineato che essi attingevano forza dalla fede e dai sacramenti. «La famiglia Ulma è un esempio di unità coniugale, educazione dei figli, ospitalità e apertura verso gli altri», ha affermato il cardinale Semeraro.
Insieme ai genitori e figli e stato beatificato anche il bambino, il settimo, portato nel grembo dalla mamma. Ma il cardinale ha sottolineato anche un'altra particolarità: «Non so se ci siano altri santi o beati la cui vita sia così ben documentata fotograficamente, e questo grazie al beato Jozef Ulma. Forse potrebbe essere dichiarato il santo patrono dei fotografi?». Semeraro alludeva al fatto che Jozef, un contadino, era un appassionato fotografo: per anni documentava la vita della sua famiglia e del villaggio dove abitava. Una parte consistente delle bellissime foto pubblicate nel libro di Galazka sono le foto del beato. Perciò si può dire che il libro ha due autori fotografi: Jozef Ulma e Grzegorz Galazka, che ha immortalato i momenti della beatificazione.
Alcune delle foto ritrovate scattate da Ulma.
In occasione della presentazione del libro all’Università è stata inaugurata anche una mostra sulla famiglia Ulma. «Jozef Ulma è il primo fotografo beatificato dalla Chiesa», spiega Grzegorz Galazka, «ho accolto questo suggerimento con grande entusiasmo. Speriamo che questo augurio del Cardinale si possa realizzare al più presto» Come mai un contadino abitante della provincia polacca era diventato un fotografo? «Jozef era una persona per quei tempi molto istruita e intraprendente in vari campi. Nella sua biblioteca personale aveva una raccolta di circa 350 libri su vari argomenti. In particolare ho avuto modo di sfogliare uno dei volumi di fotografia dal quale sicuramente, anche oggi, si potrebbe migliorare il mestiere di fotografo. Dobbiamo ritornare indietro di quasi 100 anni, quando la fotografia era agli inizi e pertanto non così diffusa come oggi. Era davvero complicato con i mezzi di allora fare delle buone fotografie. Per ottenere un buon risultato il fotografo doveva veramente essere bravo. Le sue prime fotografie Ulma le realizzò con una macchina costruita con le sue stesse mani, seguendo le istruzioni di uno dei primi libri di fotografia a disposizione in Polonia. Nel museo di Markowa possiamo vedere due macchine fotografiche che sono rimaste nella casa natale di Jozef Ulma. Una per le lastre di vetro, la seconda è per i negativi: fu fabbricata a Dresda, in Germania, nel 1934. Il beato Ulma fotografava principalmente scene di vita familiare, in particolare la moglie e i figli. Ma anche le scene di vita del villaggio e i ritratti dei vicini. Si è conservata anche una foto degli ebrei che lui teneva nascosti a casa sua».