di Ivano Zoppi, Segretario generale Fondazione Carolina
“Guarda! A Palermo sono arrivati gli U2! Ma no, la strada è bloccata perché sta arrivando il Real Madrid!”. “Ma va, si tratta di una ragazza che cambia le cover ai telefoni..”! Fino a qualche anno fa, se avessimo assistito a uno scambio simile dentro un bar o alla fermata dell’autobus non avremmo creduto alle nostre orecchie. Oggi, invece, la notizia dell’assalto a un negozio di cover per telefonini nel capoluogo siciliano ci sembra quasi normale. Una normalità, almeno per le generazioni boomer, che fa sensazione. Né scandalo né tantomeno sdegno, piuttosto grande attenzione per un fenomeno sul quale, da educatore, sento il dovere di interrogarmi.
Avrei voluto esserci anch’io tra le 4000 persone che aspettavano l’apertura del nuovo punto vendita di New Martina. Non certo per acquistare una cover, ma per provare a capire cosa spinge tutta questa gente a mettersi in fila per ore e ore e solo per vedere questa ragazza, nella speranza di riuscire a farsi cambiare la cover del telefono proprio da lei.
A cambiare, più che altro, sono proprio i punti di riferimento e questo, vivendo ogni giorno insieme ai ragazzi, lo sapevamo.
Che lo smartphone sia diventato il s-oggetto dei nostri vissuti è oramai evidente da anni. Forse, però, non abbiamo previsto i limiti e gli orizzonti di questa deriva. La personalizzazione dello smartphone attraverso la pellicola protettiva e la “custodia” ha assunto una tale importanza da bloccare il traffico.
Tempi indietro l’autografo sulla maglia dello sportivo, del cantante erano beni preziosi che diventavano reliquie. Oggi l’autografo non lo chiede più nessuno, o quasi. Ora ci sono i selfie, rubati o concessi, assieme ai Vip e alle “celebrità”. Carmen (Alias New Martina) è certamente una delle influencer più riconosciute in Italia. Uno status che, a prescindere dai giudizi, arriva comunque dopo un percorso. Lo dice lei stessa: “Quanto è dura la salita, ma il panorama è meraviglioso”, citando la famosa canzone. Quel panorama, però, non è una vista sull’orizzonte, su un’alba o un tramonto, ma un affaccio su migliaia di persone ferme, in coda, bramose di farsi cambiare una cover.
Questo presente non mi appartiene e continuo a pensare che non appartenga a nessuno, nemmeno alla simpatica Martina. Alla classica resa davanti all’evidenza, preferisco ritirarmi nella convinzione che una coda, come quella palermitana, sia figlia di un evento che valga la pena di essere vissuto, impresso nella mente e nel cuore. Altro che gallery.
In attesa della prossima isteria di massa fuori dalla mia portata, il fenomeno New Martina rimarca, laddove ancora necessario, l’inquietante capacità di suggestionare che caratterizza i social. Un potere in termini di visibilità da fare invidia a qualsiasi dittatore, presente o passato. In tutta la mia incredulità, una cosa non mi troverebbe sorpreso: il mondo della politica, sempre più in crisi, che bussa al mondo delle web star. Se i cittadini sono ormai considerati utenti, non sarebbe poi così strano se gli elettori venissero soppiantati dai follower. Altro che cover!