Sopra, un'immagine di papa Francesco esposta al quarto piano del Policlinico Gemelli dove ci sono le scuole frequentate dai bambini lungodegenti. In alto, fedeli fuori dal Policlinico pregano in unità spirituale con papa Francesco domenica 11 giugno 2023. Foto Ansa. In copertina: la statua di Giovanni Paolo II davanti al Gemelli con lumini e immagini di papa Francesco. Foto Ansa.
Anche questa volta papa Francesco non smette di fare pastorale e di guidare la Chiesa universale. Ricoverato al Policlinico Gemelli per essere operato di laparocele, sorprende tutti firmando proprio dall’ospedale il suo messaggio per il Partito popolare europeo. È la prima volta che un Pontefice data uno scritto dalle stanze dove si trova in degenza visto che è prassi che siano firmati o dal Vaticano o da San Giovanni in Laterano. Costretto a muoversi il meno possibile per non compromettere la ripresa, Francesco non ha mancato di farsi sentire sia dai trenta Nobel per la pace che erano stati convocati in San Pietro per il Meeting sulla Fratelli tutti, sia dal personale infermieristico e ausiliario del reparto di neuropsichiatria infantile e neuro pediatrico del Policlinico.
«Ogni giorno», scrive loro, «siete testimoni della vita, tanto della morte. E così siete chiamati a dare conforto e sollievo negli ultimi istanti, accompagnando questi piccoli “angeli” fino alle soglie dell’incontro con il Signore». Li chiama «santi della porta accanto», immagine della Chiesa «ospedale di campo».
Con la stessa attenzione che ha per i piccoli si rivolge anche ai grandi chiamando i parlamentari europei a ricordare la dottrina sociale della Chiesa: «Ritengo che i politici cristiani oggi», scrive, «si dovrebbero riconoscere dalla capacità di tradurre il grande sogno di fraternità in azioni concrete di buona politica a tutti i livelli: locale, nazionale, internazionale. Ad esempio: sfide come quella delle migrazioni, o quella della cura del pianeta, mi pare che si possano affrontare solo a partire da questo grande principio ispiratore: la fraternità umana. Cari amici, facciamo memoria delle origini: non dimentichiamo come è nata l’Europa unita; non dimentichiamo la tragedia delle guerre del XX secolo».
E mentre arrivano auguri di pronta guarigione da tutto il mondo, a cominciare dal nostro presidente della Repubblica fino a quello di Cuba passando dalla Francia, da Taiwan, dalla Grecia, Francesco si sforza di frenare la sua voglia di riprendere subito le sue attività e cerca di dare ascolto ai medici. «Si sta seguendo un’attenta convalescenza che mira al minor sforzo della parete addominale, per permettere alla rete protesica impiantata e alla riparazione della fascia muscolare di cicatrizzare in modo ottimale», ha spiegato il dottor Sergio Alfieri che l’ha operato. In sostanza si è trattato di intervenire su delle pregresse cicatrici interne dovute a operazioni che il Papa aveva subito in Argentina, di rimettere a posto la parte di intestino fuoriuscita da un’ernia e ripristinare la parete addominale. La convalescenza, prima di una ripresa piena delle attività, dura attorno ai 40 giorni e i pazienti vengono dimessi tra i 4 e i 7 giorni dall’operazione.
Nel caso del Papa, però, per evitare sforzi che sicuramente farebbe tornando a Santa Marta, lo staff del Gemelli ha insistito per protrarre il più possibile la degenza. A fare compagnia a Francesco, oltre che i medici del reparto, il suo assistente sanitario Massimiliano Strappetti, gli infermieri e ausiliari e il personale della Gendarmeria, anche i tanti messaggi, soprattutto die bambini che gli arrivano costantemente.
Dal piazzale del Gemelli, domenica 11 giugno, si è anche alzata la preghiera sotto la sua finestra da parte di fedeli che non hanno voluto rinunciare a essere con lui, anche se da lontano, per l’Angelus. E sotto la statua di Giovanni Paolo II in tanti portano lumini e fiori per accompagnare la pronta ripresa di Francesco. Che scherza con il chirurgo: «A quando la terza operazione?» gli ha detto al risveglio. «È un uomo di 86 anni, ma sembra che ne abbia 60», sottolinea Alfieri. «Un privilegio per me potergli parlare», aggiunge mentre rassicura sulle condizioni di questo paziente speciale che vuole essere nel pieno delle forze per gli appuntamenti che ha già programmato a Lisbona, con i giovani, e in Mongolia, con il sogno di avvicinare l’Asia.