dal nostro inviato a Panama
Grattacieli avveniristici e vecchio west. Il pulmino che ci porta a palazzo Bolivar, dove il Papa incontra le autorità, il corpo diplomatico e i rappresentanti della società civile, attraversa anche i borghi più poveri della città. Miserie spesso mescolate al lusso in questa città cosmopolita dove Bergoglio ha voluto convocare la 34esima Giornata mondiale della gioventù.
Papa Francesco, alla presenza del presidente, Juan Carlos Varela Rodríguez, in carica dal maggio 2014, ricorda la vocazione di questo Paese con le parole di Simón Bolívar che, proprio in questo palazzo, convocò, nel 1826, il congresso anfizionico, un progetto di integrazione delle nazioni latino-americane. «Se il mondo dovesse scegliere la sua capitale, l’istmo di Panama sarebbe segnalato per questo Augusto destino», ricorda Bergoglio con le parole del “Libertador”. In un luogo dove cielo e mare si toccano, con il moderno e il coloniale che si mescolano, con una biodiversità tra le più ricche del pianeta, il Papa ricorda la vocazione all’incontro di questa nazione. «Terra di convocazione e terra di sogno», dice Francesco, sottolineando che, il suo pellegrinaggio a Panama parte, simbolicamente, proprio dal luogo dove questa convocazione avvenne perché questo ci aiuta «a comprendere che i nostri popoli sono capaci di creare, forgiare e soprattutto, sognare una patria grande che sappia e possa accogliere, rispettare e abbracciare la ricchezza multiculturale di ogni popolo e cultura».
Un messaggio che da qui raggiunge il mondo intero. «Ponte tra gli oceani e terra naturale di incontri, Panama, il Paese più stretto di tutto il continente americano, è simbolo della sostenibilità che nasce dalla capacità di creare legami e alleanze», sottolinea Francesco. Questo significa a tutti la possibilità di partecipare alla vita della società, di essere attore del proprio destino. «È impossibile», dice ancora Bergoglio, «pensare il futuro di una società senza la partecipazione attiva – e non solo nominale – di ciascuno dei suoi membri, in modo tale che la dignità sia riconosciuta e garantita attraverso l’accesso all’istruzione di qualità e la promozione di un lavoro degno. Entrambe queste realtà sono in grado di aiutare a riconoscere e valorizzare la genialità e il dinamismo creativo di questo popolo e, nel medesimo tempo, sono il miglior antidoto contro qualsiasi tipo di tutela che pretenda di restringere la libertà e sottometta o trascuri la dignità di cittadini, specialmente quella dei più poveri».
Un altro mondo è possibile
Ricorda i popoli nativi, il Papa, i Bribri, i Buglé, gli Emberá, i Kuna, i Nasoteribe, gli Ngäbe e i Waunana, «che tanto hanno da dire e da ricordare a partire dalla loro cultura e visione del mondo», la loro ricchezza e il loro «genio» e invita a «celebrare, riconoscere e ascoltare lo specifico di ognuno di questi popoli e di tutti gli uomini e le donne che formano il volto panamense» per tessere un futuro aperto alla speranza, perché si è capaci di difendere il bene comune al di sopra degli interessi di pochi o al servizio di pochi soltanto quando esiste la ferma decisione di condividere con giustizia i propri beni».
Occorre essere testimoni, per le nuove generazioni che, «con la loro gioia e il loro entusiasmo, con la loro libertà, sensibilità e capacità critica, esigono dagli adulti, ma specialmente da tutti quelli che detengono un ruolo direttivo nella vita pubblica, di avere una condotta conforme alla dignità e autorità che rivestono e che è stata loro affidata. È un invito a vivere con austerità e trasparenza, nella concreta responsabilità per gli altri e per il mondo; una condotta che dimostri che il servizio pubblico è sinonimo di onestà e giustizia, e il contrario di qualsiasi forma di corruzione».
È proprio nel palazzo Bolívar, in uno dei corridoi che conduce al grande cortile Los Libertadores dove si svolge l’incontro, sono esposti i dieci «valori della cultura anticorruzione» che fanno riferimento, principalmente, all’impegno disinteressato per il bene comune. Impegno che, sottolinea il Papa, «passa attraverso il mettere la persona al centro come cuore di tutto; e questo spinge a creare una cultura di maggiore trasparenza tra i governi, il settore privato e tutta la popolazione, come recita quella bella preghiera che voi avete per la Patria: “Dacci il pane quotidiano: che possiamo mangiarlo nella nostra casa e con la salute degna di esseri umani”». Il Papa è venuto fin qui per dire, con il grande raduno dei giovani, che c’è ancora speranza e che Panama e il mondo intero possono pensarsi come un’unica grande famiglia. Panama come «hub della speranza», sottolinea Francesco, «punto d’incontro dove giovani provenienti dai cinque continenti, pieni di sogni e speranze, celebreranno, si incontreranno, pregheranno e ravviveranno il desiderio e l’impegno di creare un mondo più umano. In questo modo sfideranno le miopi vedute a corto raggio che, sedotte dalla rassegnazione, l’avidità, o prigioniere del paradigma tecnocratico, credono che l’unica strada possibile passi per il “gioco della competitività”, della speculazione, “e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole” chiudendo il futuro ad una nuova prospettiva per l’umanità».
I prossimi giorni saranno segnati dalla testimonianza «dell’apertura di nuovi canali di comunicazione e di comprensione, di solidarietà, di creatività e aiuto reciproco», dalla consapevolezza che «un altro mondo è possibile» e dall’entusiasmo dei giovani che, conclude il Papa, «ci invitano a coinvolgerci nella sua costruzione affinché i sogni non rimangano qualcosa di effimero o etereo, affinché diano impulso ad un patto sociale nel quale tutti possano avere l’opportunità di sognare un domani: anche il diritto al futuro è un diritto umano».