I RAGAZZI DELLA NICKEL: UN PREMIO PULITZER MERITATO
I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa. Un gran, libro, lo dicamo subito, così come il precedente, La ferrovia sotterranea. Il tema è lo stesso: la condizione di schiavità degli afroamericani, riletta in maniera moderna e avvincente. I ragazzi della Nickel, a nostro giudizio, merita il Pulitzer.
IL TEMA: LA SCHIAVITU' DEGLI AFROAMERICANI
Per capire che cosa sia stata la schiavitù dei neri negli Stati Uniti bisogna leggere i libri di Toni Morrison, la scrittrice premio Nobel da poco scomparsa. Oppure prendere in mano i romanzi di Colson Whitehead, autore che si è imposto all’attenzione internazionale con il pluripremiato La ferrovia sotterranea e che ora arriva in libreria con I ragazzi della Nickel (Mondadori).
LA TRAMA
Siamo in Florida, nei primi anni Sessanta. Il movimento per i diritti civili si sta diffondendo anche nell’enclave nera di Frenchtown. È lì che vive Elwood Curtis, un ragazzo sveglio, accudito dalla nonna (i suoi genitori sono svaniti nel nulla), lettore di Martin Luther King e con un sogno: studiare al college.
Elwood è così in gamba che riesce a farsi ammettere, ma proprio il giorno in cui dovrebbe cominciare la sua nuova vita succede un fatto che cambierà il suo destino. Così, invece di iniziare le lezioni al college, verrà portato alla Nickel Academy, una sorta di riformatorio, pure lì con zone rigorosamente separate fra bianchi e neri, per rieducare i giovani.
Questo solo in teoria, perché Elwood scoprirà presto che la realtà alla Nickel è ben diversa: il fine non è affatto quello di restituire i ragazzi alla società, bensì di umiliarli e reprimerli con qualsiasi mezzo. Sostenuto dall’intensa amicizia con un altro ragazzo, Elwood non si rassegna: continua a credere che una qualche forma di giustizia debba esistere e con coraggio, misto a ingenuità, prende l’iniziativa.
I RAGAZZI DELLA NICKEL: IL GIUDIZIO
Anche questa volta Whitehead parte da un dato storico – una Nickel Academy è davvero esistita, anche se per molti anni si è finto che fosse stata solo un incubo – per inventare una vicenda che da un lato getta luce su una zona buia della storia del suo Paese e dall’altro vuole spingere gli afroamericani a riappropriarsi della loro identità.
La sua bravura è quella di trattare temi così alti e scomodi attraverso una narrazione coinvolgente e commovente, costruita solo in apparenza in maniera semplice.
Il racconto infatti a un certo punto sdoppia i piani temporali e riserva più d’una sorpresa al lettore. Un romanzo da non perdere, per la qualità letteraria e per l’impegno con cui svela le condizioni di vita degli afroamericani, ancora oggi in lotta – come ricordano tanti episodi di cronaca – per il riconoscimento dei loro diritti.
COLSON WHITEHEAD: CHI È L'AUTORE
Colson Whitehead è nato e cresciuto a New York. Dopo essersi laureato all'Università Harvard, nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo, L'intuizionista (The Intuitionist), finalista del Premio PEN/Hemingway. Due anni dopo è seguito John Henry festival (John Henry Days), finalista del Premio Pulitzer per la narrativa e del National Book Critics Circle Award. La sua terza opera, Il colosso di New York (The Colossus of New York) (2003), è un libro di saggi sulla sua città natale.
La consacrazione definitiva avviene con il romanzo La ferrovia sotterranea (The Underground Railroad) vince il National Book Award per la narrativa nel 2016; il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2017; ed infine il Premio Arthur C. Clarke nel 2017.[2] Nel 2020 vince il suo secondo Premio Pulitzer con I ragazzi della Nickel.