di Mariano Montagnin
Poco pubblico e tanta polizia: così si annuncia la partita di domani della Nazionale italiana di calcio contro Israele per la qualificazione ai Mondiali 2026. Per la città di Udine, che già lo scorso anno aveva ospitato questa delicata partita per un altro torneo la Nations League, quello del 14 ottobre prossimo è un appuntamento delicatissimo anche per le manifestazioni di protesta che si terranno durante la partita.Un’isola di pace e dialogo sarà la chiesa di Santa Maria in Castello, dove alle ore 18 inizierà una Veglia per la pace presieduta dall'arcivescovo di Udine, monsignor Riccardo Lamba.
«Un evento che», spiega monsignor Lamba «era previsto da tempo e che si inserisce in un programma di veglie di preghiera per la pace che vedrà coinvolte tutte le comunità ecclesiali della Diocesi. L’invito del Papa nell’Udienza dello scorso 24 settembre, a pregare il Santo Rosario personalmente, in famiglia, in comunità, per ottenere il dono della pace, in modo particolare nel mese di ottobre tradizionalmente dedicato alla devozione mariana, non ha fatto altro che nel confermare la bontà del progetto. Abbiamo cominciato unendoci al Santo Padre che ha pregato il Santo Rosario nella Basilica di San Pietro in Vaticano; il 12 ottobre con un’iniziativa che coinvolgerà al Santuario del Monte Santo le diocesi del Friuli Venezia Giulia e quelle confinanti di Slovenia e Croazia, con cui dal 23 settembre 2024 durante l’ultimo Consiglio Permanente della CEI ci siamo impegnati nel cammino ‘Essere case della pace’; oggi, riprendono gli incontri in cui le associazioni e le aggregazioni laicali come ogni secondo lunedì del mese, animano la preghiera del Santo Rosario per la pace; e infine domani ottobre pregheremo il Santo Rosario con la stessa intenzione nella meravigliosa Pieve di Santa Maria in Castello, la più antica di Udine, e recentemente riaperta al culto dopo un lungo periodo di restauri. Questi momenti di spiritualità si affiancano ad altre iniziative di riflessione sulla promozione della Pace, come il percorso promosso da SPES, Scuola politica ed etica sociale, intitolato ‘Si vis pacem, para pacem’. Inoltre già dall’anno scorso si stanno avviando contatti con i membri di Rondine Cittadella della Pace per organizzare corsi di formazione per insegnanti di religione e docenti delle scuole superiori di Udine.
La coincidenza tra l’incontro Italia–Israele e la Veglia per la pace ha suscitato reazioni diverse. Rischia di essere fraintesa?
«Credo che l’adesione a queste diverse iniziative di preghiera esprimano la volontà del popolo di Dio a valorizzare il dialogo fra le persone ed i gruppi ed i popoli convinti che il primo valore da salvaguardare è la persona umana e la sua dignità che deriva dal fatto che ciascuna vita è un dono di Dio. Sono convinto che queste iniziative siano un aiuto per il dialogo e la comunione fra le persone. La veglia non è stata pensata in alternativa alla partita, la data era decisa da tempo, ma riaffermerà i valori del riconoscimento reciproco e della valorizzazione del dialogo».
Condivide la scelta del sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, che ha deciso di partecipare alla veglia come alternativa alla partita?
«Sono scelte personali. Apprezzo molto che venga a pregare con noi: questo ha grande valore e penso che sia la testimonianza di un uomo credente che desideri anche lui favorire il dialogo e la crescita della pacificazione fra i popoli».
Perdoni la curiosità: lei è appassionato di calcio?
«La vita, prima da prete e poi da vescovo, non lascia molto spazio alla pratica dello sport e alla partecipazione agli eventi sportivi. Tuttavia, apprezzo e credo molto nel valore del confronto leale che lo sport favorisce. Lo sport è un’occasione di incontro, di conoscenza, di confronto e rispetto tra le persone e i popoli. Non dimentichiamo che, grazie allo sport, ci sono stati importanti momenti di riconciliazione nel mondo. La cultura, lo sport e l’arte sono sempre stati luoghi di confronto dialogico: dobbiamo valorizzare questi spazi per favorire la risoluzione dei conflitti».