Papa Francesco non ha esitato un istante. Scritta di suo pugno, un’ora dopo aver ricevuto la richiesta, è partita l’autorizzazione a dare l’ordinazione sacerdotale a un giovane seminarista ricoverato in un hospice per leucemia. E il giovedì santo, quando si fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione, le mani e il capo di Livinius sono state unte con il Crisma consacrato dal Papa in mattinata nella basilica di San Pietro.
La richiesta al Papa dei superiori di Livinius Esomchi Nnamani, 31 anni, arrivato due anni fa in Italia dalla Nigeria, era partita il mercoledì santo. Dopo poche ore a padre Daniele Libanori, vescovo ausiliare di Roma, arrivava l’autorizzazione ad amministrare l’ordinazione presso il presidio sanitario Medica Group Casilino. «Verso mezzogiorno del mercoledì ho ricevuto una mail con una copia del documento scritto a mano dal Papa. E il giovedì, alle messa crismale, ho avuto l’originale della lettera inviata al generale dell'Ordine della Madre di Dio, in cui si acconsentiva». Vista la situazione del ragazzo, infatti, non c’era tempo per passare tutta la trafila burocratica ordinaria. Dopo Pasqua la situazione verrà sanata sotto il profilo giuridico. A San Pietro Libanori si ritrova con padre Davide Carbonaro, parroco di Santa Maria in Portico in Campitelli e superiore della comunità che ha ospitato in questi anni il seminarista nigeriano. Prendono l’olio crismale appena consacrato e insieme agli altri confratelli si dirigono all’hospice. La direzione sanitaria trova uno spazio per la celebrazione, provvede a mettere in atto le norme di sicurezza anticovid, per un rito che prevede necessariamente il contatto fisico, con l’unzione del capo e delle mani dell’ordinando. Infermieri e medici partecipano alla celebrazione, con i parenti di Livinius collegati via social dalla Nigeria. «Era molto debole, sulla carrozzina, ma sorrideva e partecipava. Per due volte è riuscito a mettersi in piedi. È stata una celebrazione dignitosa e sobria. Dopo la consacrazione si è avvicinato e ha celebrato la sua prima messa con me», dice Libanori. «Ha dato la sua prima benedizione ai confratelli e ai medici presenti. C’è stata grande commozione, eravamo tutti consapevoli di condividere un momento importante di una vita agli sgoccioli, con la famiglia lontana». Durante l’omelia, rivolgendosi al giovane, il vescovo gli ha detto: «Attraverso questo dono il Padre vuole sostenerti perché tu possa vivere in pienezza la prova alla quale ti ha chiamato. Da sacerdote sarai unito a Gesù per fare del tuo corpo un'offerta gradita a Dio. Il nostro sacerdozio infatti raggiunge il suo vertice quando assieme al pane e al vino, sappiamo offrire tutto noi stessi, le cose che il Signore ci ha dato, e la nostra stessa vita».
Livinius a 20 anni, in Nigeria, ad Owerri,è entrato nell’Istituto dell'Ordine della Madre di Dio, nel seminario dedicato al fondatore, San Giovanni Leonardi, dove ha fatto la sua prima professione religiosa. Poi la scoperta della malattia, i tentativi di curarla nella sua terra e la decisione dei superiori di condurlo in Italia nella speranza di cure migliori. «È stato un calvario, le continue trasfusioni e le terapie non hanno avuto i risultati sperati», racconta padre Davide Carbonaro. «Livinius durante i periodi in cui si sentiva in forze ha continuato gli studi teologici all’ Angelicum e nello scorso settembre ha fatto i voti solenni. Ma subito dopo ha cominciato i lunghi mesi di degenza in Ospedale tentando alcune terapie che purtroppo non hanno prodotto buoni risultati».
Il giovane, racconta padre Carbonaro, «ha desiderato profondamente di portare a compimento la sua vocazione. Nonostante la sofferenza e la spossatezza che lo sta segnando, giovedì, il giorno della sua ordinazione, era felice. Mi è bastato quel suo sguardo profondo e riconoscente per ascoltare cosa passa in questo momento nel suo cuore», dice padre Davide. «Ho pensato molto alla mia vita sacerdotale: Livinius forse non avrà le possibilità che ho avuto io di annunciare il Vangelo e servire il popolo di Dio, ma il Signore lo ha scelto in questo sacerdozio tutto speciale unendolo a Lui. Mi fa molto pensare pregare e ringraziare per il dono inestimabile che abbiamo ricevuto per amore e solo per amore. Sono sicuro che la sua offerta, unita a quella di Cristo, farà bene alla Chiesa e ai preti chiamati a innamorarsi del loro ministero, a desiderare in ogni stagione della vita così come lo ha desiderato Livinius. Siamo grati a papa Francesco per questo dono di paternità e tenerezza».
Il neosacerdote ha assicurato che «offrirà le sue preghiere per il ministero apostolico del Santo Padre». «L’annuncio della Buona Notizia», aveva ricordato la mattina Francesco alla messa crismale, «è legato misteriosamente alla persecuzione e alla Croce