Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 15 settembre 2024
 
Padre Francesco Patton
 

«Rivediamoci a Cipro. Ci vuole un Bari 2 con tutti i cristiani e i musulmani»

28/02/2020  Il Custode di Terra Santa sollecita un nuovo incontro sul Mediterraneo. Questo volta anche con i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane e i seguaci dell'islam.

Il francescano padre Francesco Patton, 56 anni, Custode di Terra Santa. Foto Ansa. In alto e in copertina: padre Patton mentre esce dalla Basilica della Natività, a Betlemme. Foto Ansa.
Il francescano padre Francesco Patton, 56 anni, Custode di Terra Santa. Foto Ansa. In alto e in copertina: padre Patton mentre esce dalla Basilica della Natività, a Betlemme. Foto Ansa.

Per aiutare bambini e ragazzi a superare il trauma della guerra ad Aleppo, sotto il patronato del vescovo latino Georges Abou Khazen e del mufti Mahmoud Akkam, da due anni si sta portando avanti un progetto condiviso tra la comunità cristiana e quella musulmana. «Un’équipe di una quarantina di specialisti, dallo psicologo al regista al pittore allo scultore, al maestro di nuoto e di calcio», racconta il Custode di Terra Santa, il francescano padre Francesco Patton «aiutano questi ragazzi a rielaborare il trauma della guerra attraverso arti e sport. Circa mille in Aleppo ovest e mille in Aleppo est, mille cristiani e mille musulmani, lavorano insieme. Nell'equipe ci sono specialisti sia cristiani che musulmani. Una delle coordinatrici del progetto è una psicologa musulmana molto brava. Un altro programma, che si chiama “un nome un futuro”, è invece finalizzato a permettere la registrazione anagrafica degli orfani della jihad i quali, non avendo padre, tecnicamente non verrebbero registrati. Anche in questo caso, grazie alla buona collaborazione tra vescovo e mufti, sono riusciti a far sì che a questi ragazzi venga riconosciuto che esistono».

 

Bari, domenica 23 febbraio 2020. La concelebrazione eucaristia conclusiva dell'incontro "Mediterraneo, frontiera di pace" presieduta da papa Francesco. Foto Ansa.
Bari, domenica 23 febbraio 2020. La concelebrazione eucaristia conclusiva dell'incontro "Mediterraneo, frontiera di pace" presieduta da papa Francesco. Foto Ansa.

- Ci sarà una Bari 2?

«È la prima volta che i vescovi che si trovano sulla sponda sud e mediorientale del Mediterraneo si ritrovano con i vescovi che operano sulla sponda nord, europea. Già questo è un fatto importante. Come lo è stato l’avere un incontro con esperienze dirette: vescovi italiani e europei hanno ascoltato con un certo senso di sorpresa il racconto dei confratelli in Algeria, Libia, Siria, Libano, Egitto, Terrasanta... È l’arricchimento di un racconto che non è la sintesi di poche righe di un telegiornale. Il mio sogno, oltre alla nascita di proposte che possano avere un valore operativo pratico che permettano di avere una comunicazione
più costante e regolare tra la Chiesa delle due sponde, è che in futuro un incontro del genere abbia un carattere anche ecumenico e interreglioso, coinvolgendo tutti quelli delle Chiese orientali, greci, amerni... e poi luterani, anglicani perché anche loro sono presenti, e quindi i leader dell’Islam, sia sunnita che sciita. Sogno che una sorta di forum del genere possa prendere in mano il documento di Abu Dhabi di papa Francesco, per vedere come si può in collaborazione, cristiani e musulmani, coinvolgendo anche il mondo ebraico, implementare quell’intuizione che le religioni debbano operare insieme per la convivialità, la convivenza e la fraternità. Le religioni hanno un grandissimo ruolo per dare un contributo e una formazione alla cultura della pace».

 

Bari, il Castello Svevo, all'interno del quale s'è volto l'incontro "Mediterraneo, frontiera di pace" che ha visto riuniti 58 tra vescovi e patriarchi dei 20 Paesi che s'affacciano sul Mare nostrum. Non a caso l'evento è stato ribattezzato il G20 della Chiesa. Foto: Gennari/Siciliani/Cei, per gentile concessione.
Bari, il Castello Svevo, all'interno del quale s'è volto l'incontro "Mediterraneo, frontiera di pace" che ha visto riuniti 58 tra vescovi e patriarchi dei 20 Paesi che s'affacciano sul Mare nostrum. Non a caso l'evento è stato ribattezzato il G20 della Chiesa. Foto: Gennari/Siciliani/Cei, per gentile concessione.

- Dove farlo?

«Può essere anche su un'altra sponda del Mediterraneo, o a Cipro, che fa parte sia del patriarcato latino che della custodia di terra santa. Cipro è in mezzo al Mediterraneo ed è un concentrato delle sue contraddizioni: è divisa in due, c’è una tregua, un processo di pace che non va avanti e rischia di andare indietro, ci sono tensioni crescenti, nonostante tutti i leader religiosi stiano lavorando per una conciliazione. Quest’isola potrebbe essere un luogo simbolo per un secondo appuntamento».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo