L'incendio scatenatosi a Roma sabato 9 luglio visto da una parrocchia della zona.
Roma brucia. E non solo per le temperature decisamente più alte rispetto alla media. Nel pomeriggio di sabato 9 luglio, in un'area compresa tra Centocelle, Cinecittà e il quartiere Appio, s'è levata in cielo un'enorme nuvola di fumo nero, sempre più gigantesca e minacciosa, in direzione Est: l’ennesimo e vasto incendio di questa estate torrida.
La vicenda, che ha minacciato migliaia di persone, ha suscitato commenti amari di due parroci della zona interessata dalle fiamme e dalle successive nubi di diossina. La Procura della Capitale, dal canto suo, sta indagando sia sulla possibile regia degli incendi, sia sulle responsabilità del Comune capitolino e dei Municipi per le carenti pulizie dei rifiuti, le mancate bonifiche dei territori da sfalci e rami secchi, la presenza di aree abusive per l’autodemolizione: tutti materiali che hanno favorito il divampare delle fiamme.
Don Stefano Cascio.
«Era un dramma prevedibile», commenta don Stefano Cascio, parroco di San Bonaventura, chiesa attigua al Parco di Centocelle per la cui riqualificazione «stiamo lottando da anni con i parrocchiani e un Forum di associazioni territoriali nel quartiere, impegnandoci in prima persona e assistendo alla totale inerzia delle istituzioni: siamo una comunità collegata con il territorio, ci sentiamo la Chiesa in uscita che vuole papa Francesco. Finora Regione, Comune, Municipi non si sono mai mossi per risolvere questi problemi, attribuendo sempre colpe e responsabilità alle amministrazioni precedenti».
La rete della società civile ha sviluppato diversi progetti, come il doposcuola con lo sport (sostenuto da Acli e Intersos) e gli incontri in campagna elettorale “Da che pulpito viene la predica?”, con l’invito ai candidati al Municipio VII di presentarsi alla cittadinanza. «Da anni lavoriamo anche con le scuole, la biblioteca, i Carabinieri. Stiamo cercando di rimboccarci le maniche, chiedendo un confronto ai politici di turno: a volte la società civile è più preparata di loro. Quindi trovo legittima la mia rabbia, dopo lo scoppio del rogo di sabato scorso: da anni diciamo che la nostra zona è la Terra dei fuochi a Roma. Soltanto desso, dopo il dramma, Municipio, Comune e Regione stanno lavorando. Il mio è stato il grido di tanti disillusi che da tempo provano a fare qualcosa ma non riescono a farsi sentire», rimarca don Stefano.
Il sacerdote interviene anche sulla tutela ambientale e delle aree verdi, con una petizione in difesa del cosiddetto Pratone di Torre Spaccata «dove vogliono costruire hangar per Cinecittà: li chiamano teatri di posa. Ma perché cementificare un’area verde, così necessaria? Perché ci deve essere negata?».
Anche di questo si discute alle 18 di domenica prossima, 17 luglio, nella piazza antistante la parrocchia di San Bonaventura: “Dall’inferno alla rinascita del Parco di Centocelle e del Pratone” il tema dell’assemblea cittadina, promossa dal Forum per la riqualificazione del Parco di Centocelle «per chiedere azioni immediate sulla delocalizzazione degli autodemolitori, sulla bonifica e riqualificazione del Parco, sulla tutela degli spazi verdi. Tutto quello che finora abbiamo voluto proporre ora forse lo possiamo sognare, perché qualcosa si sta muovendo: i genitori vogliono costruire il domani dei figli, gli anziani sperano di continuare a essere la memoria del quartiere. Abbiamo invitato il sindaco Gualtieri e stiamo aspettando una risposta: non l’abbiamo ancora visto. C’è voluto questo dramma per farci sentire».
Sul degrado ambientale e «umano» della città è arrivata nei giorni scorsi, ai microfoni di Radio Vaticana, la denuncia di monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare e già direttore della Caritas diocesana.
Don Maurizio Mirilli.
Parole condivise da don Maurizio Mirilli, parroco al Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi, che si trova nel Municipio V e confina con quella interessata dall’incendio. «Non sappiamo se sia di natura dolosa o se ci sia una regia dietro: ci sono indagini in corso. Rimane il fatto che c’è una situazione oggettiva di degrado riguardo alle aree verdi, oltre che dei rifiuti: in questa situazione basta poco perché un rogo possa divampare, anche innescato da un mozzicone di sigaretta, e si tratta di un rischio prevedibile. Intorno alla mia parrocchia gli alberi non vengono potati da circa 10 anni, foglie secche non vengono tolte da mesi, cadono rami secchi di cui uno di recente di recente su una macchina, provocando notevoli danni: se ci fosse stata una persona? Eppure l’Assessorato all’ambiente, da me interpellato, mi ha detto che le potature ci saranno a ottobre».
Il 18 giugno, per la festa del Corpus Domini celebrata solennemente vista l’intitolazione della parrocchia, c’è stata una pulizia straordinaria davanti alla piazza antistante: «L’Ama ha portato via camion di roba. Ma la gente vuole una pulizia ordinaria, senza che venga sollecitata dal parroco. Le persone sono stanche e si rivolgono a me per dirmi di interpellare i politici, ma non si può chiedere un favore per quanto riguarda un diritto: lo faccio perché parlo a nome di una comunità», osserva don Mirilli. «Si rimandano i problemi e mai affrontarli: siamo stanchi da questo stile, indipendentemente dalle forze politiche presenti negli ultimi decenni. Crediamo che con una buona organizzazione, e con il coraggio di fare scelte che non possono accontentare tutti, sia possibile risolverli. Non si può sempre dire che i disservizi sono una colpa delle amministrazioni precedenti». Intanto le anziane volontarie della parrocchia puliscono ogni giorno non solo il sagrato, ma anche la piazzetta «piena di bottiglie e cartacce. Ho dovuto mettere trappole per i topi, che aumentano per la spazzatura accumulata. Siamo invasi da corvi, gabbiani. Non sono uno che rema contro le istituzioni: sono contento dei lavori in corso per riqualificare il parchetto alle spalle della parrocchia. Ovviamente spero che poi venga fatta la manutenzione ordinaria, altrimenti in breve tempo tornerà invivibile».