È ormai un caso nazionale quello scoppiato a Pioltello intorno alla decisione dell'Istituto comprensivo Iqbhal Masih - che ospita scuola materna, elementare e media - di chiudere il 10 aprile, in concomitanza con la fine del Ramadan. Si tratta della prima volta in Italia che una scuola chiude per una festività religiosa islamica. Sulla vicenda è avventato ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, che - dopo aver applaudito alla rielezione di Putin alle elezioni farsa in Russia - ha denunciato la presunta “islamizzazione” del Paese a fronte della scelta del comprensivo milanese e sul caso ha coinvolto il ministro all’Istruzion Giuseppe Valditara, leghista anch’esso. Il ministro non ha deluso il capopartito chiedendo subito «agli uffici competenti di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l’ordinamento». Valditara ha anche aggiunto: «Le festività possono essere introdotte esclusivamente dalla Regione o dallo Stato».
Eppure la scuola Iqbhal Masih - dedicata al dodicenne pakistano ucciso nel 1995 per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile - aveva preso la sua decisione a maggio dello scorso anno nella sede appropriata, ovvero il consiglio di un istituto - di una scuola dove il 40% dei circa 1200 alunni è di religione musulmana - comunicandolo all’ufficio regionale lombardo nell’ambito dell’autonomia scolastica di cui ogni istituto gode. Per “recuperare” questo giorno di lezioni, il Masih ha aperto un giorno prima degli altri istituti lombardi.
Il commento
Sulla questione da Roberto Pagani, diacono permanente che dal 2013 è responsabile del Servizio ecumenismo e dialogo interreligioso della Diocesi di Milano, arriva il plauso alla scuola per la decisione presa: «Siamo a favore di questo gesto. Di più: come i mussulmani in Italia condividono e festeggiano insieme a noi Cattolici il Natale e la Pasqua, trovo bello che un’iniziativa di dialogo interreligoso parta da una scuola, che si fa promotrice della creazione di un ponte tra giovani che a casa vivono fedi differenti. Dalle parole del preside lette in questi giorni noto che c’è un lavoro dietro la scelta che punta ad aiutare i ragazzi a conoscere la cultura e la religiose di loro compagni di banco. Se non prendiamo la strada della conoscenza reciproca e del rispetto, gli integralisti diventiamo noi».
lI preside dell’istituto Alessandro Fanfoni ha infatti spiegato: «Abbiamo classi in cui, negli anni scorsi, in occasione del Ramadan, si presentavano a scuola solo tre o quattro bambini di fede islamica. Questa festa per loro è importante, e spesso viene condivisa anche dai compagni italiani che partecipano per rispetto e amicizia. Non possiamo - aggiunge Fanfoni - chiudere gli occhi».
Anche perché molti di questi ragazzi condividono le passioni anche fuori dalla scuola, «come il calcio in oratorio - ricorda ancora Pagani -. Lì come in classe vivono la prossimità senza problematizzarla, quindi ritengo che questo giorno di chiusura della scuola diventi l’occasione per imparare a vedere l’altro anche nella dimensione del credo religioso. Questo vale per l’islam così come per l’ebraismo, laddove si presenti l’occasione come accaduto a Pioltello. Nella Diocesi di Milano stiamo lavorando per aprirci con fiducia alle persone di altri credo che vivono il nostro territorio e vogliono dialogare, interagire e integrarsi».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Mahmoud Asfa, presidente della Casa della cultura musulmana di via Padova a Milano: «Il gesto della scuola di Pioltello è davvero straordinario perché ha reso possibile quello che tra compagni e amici già accade: condividere un momento di festa. Questo non vuol dire rendere il Raman una tra le “feste del calendario nazionale” di tutte le scuole. Assolutamente. Ma in un istituto con così tanti ragazzi italiani di seconda o terza generazione di fede mussulmana è bello che sia stata data loro un’occasione del genere. Lo trovo un gesto di civiltà e di rispettosa convivenza che viene coltivata già nelle giovani generazioni». La Casa della cultura musulmana di via Padova da anni - ad esempio - intrattiene «con l’Arcidiocesi di Milano un rapporto molto forte basato sul reciproco rispetto, sulla fratellanza e il dialogo - specifica Asfa -. L’auspicio è questa esperienza aiuti la scuola, che dopo la famiglia è l’agenzia educativa più forte che abbiamo in Italia, ed essere sempre più anche un veicolo di conoscenza interreligiosa. Un luogo dove si condividono e spiegano i punti di contatto e le differenze tra le religiosi monoteistiche. Perché è conoscendo l’altro e vivendo al suo fianco che superiamo quei pregiudizi che altrimenti generano paure ingiustificate».