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domenica 15 settembre 2024
 
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«Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra»

10/06/2020  Ottant'anni fa, il 10 giugno 1940, l'Italia cominciava le ostilità. Neppure un anno prima, Eugenio Pacelli fece un lucido, accorato tentativo di evitare combattimenti, distruzioni e lutti. Contenuti e retroscena dell'inascoltato appello del Papa alla vigilia dello scoppio della Seconda conflitto mondiale. Parole che divennero il simbolo del suo pontificato.

Papa Pio XII (1876-1958) in visita a Radio Vaticana in una foto del 1947. Tutte le immagini di questo servizio sono dell'agenzia di stampa Ansa.
Papa Pio XII (1876-1958) in visita a Radio Vaticana in una foto del 1947. Tutte le immagini di questo servizio sono dell'agenzia di stampa Ansa.

Pio XII parlò alle 19, dal Palazzo pontificio di Castel Gandolfo, tramite Radio Vaticana. Il 24 agosto 1939, un giovedì, Eugenio Pacelli rivolse un accorato appello «ai governanti ed ai popoli nell’imminente pericolo della guerra». Il cuore del suo radiomessaggio, indiirzzato al mondo intero, divenne una delle frasi simbolo del suo pontificato: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo». 

Adolf Hitler aveva già deciso l’invasione della Polonia dopo il rifiuto di Varsavia, il 26 marzo 1939, di cedere alla Germania un territorio per collegarsi a Danzica e annetterla. Preoccupato dalla possibile reazione del dittatore di Mosca («Stalin, uomo d’acciaio», Josif  Vissarionovič Džugašvili) ex seminarista ortodosso), il Fuhrer volle tratttare con l'Urss. Il negoziato fu sigillato da un accordo. il 23 agosto 1939 i ministri degli Esteri sovietico Vjačeslav Molotov e tedesco Joachim von Ribbentrop firmano un trattato di non aggressione della durata di dieci anni, accompagnato da un protocollo segreto che prevedeva la divisione dell'Europa orientale in due sfere d'influenza: l'Unione sovietica si assicurò l'annessione della Polonia occidentale, della Finlandia, dei Paesi Baltici e della Bessarabia per ristabilire i vecchi confini dell'Impero zarista, mentre la Germania si vide riconosciute le pretese sulla parte occidentale della Polonia.

Papa Pio XII era a conoscenza delle clausole del protocollo segreto. E sapeva anche che, in caso di sua attuazione, Francia e Regno Unito, alleati della Polonia, avrebbero dichiarato guerra alla Germania, dando inizio a un conflitto di vaste proporzioni.  Nel Radiomessaggio, Eugenio Pacelli, usando il pluralis maiestatis esordì dicendo che il suo «cuore» non poteva e non doveva «disinteressarsi… per condurre gli animi sulle vie della giustizia e della pace». Fece riferimento a Gesù «nel quale milioni e milioni di anime ripongono la loro fiducia» e si rivolse ai «condottieri di popoli, uomini della politica e delle armi, scrittori, oratori della radio e della tribuna» e a quanti avevano autorità sul pensiero e responsabilità sulla sorte degli uomini. 

Pio XII, quindi, sottolineò l’immediato pericolo di guerra del momento presente: «più assillanti si fanno i timori di un sanguinoso conflitto internazionale … oggi che la tensione degli spiriti sembra giunta a tal segno da far giudicare imminente lo scatenarsi del tremendo turbine della guerra» e si appellò ai «Governanti e a i popoli: a quelli, perché, deposte le accuse, le minacce, le cause della reciproca diffidenza, tentino di risolvere le attuali divergenze coll'unico mezzo a ciò adatto, cioè con comuni e leali intese: a questi, perché, nella calma e nella serenità, senza incomposte agitazioni, incoraggino i tentativi pacifici di chi li governa».

Dopo aver ribadito che la giustizia si fa strada «con la forza della ragione, non con quella delle armi», Pio XII pronunciò la celebre frase, suggerita – secondo molti studiosi – dall'allora sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI: «Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra». Pio XII esortò nuovasmente le parti a negoziare ra loro: «Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo».  Nel far nuovamente riferimento a Gesù «la cui forza vincitrice del mondo fu la mansuetudine nella vita e nella morte», il Papa spiegò d'essersi fatto portavoce di «tutti i retti di cuore; tutti quelli che hanno fame e sete di Giustizia, tutti quelli che soffrono già, per i mali della vita, ogni dolore … il cuore delle madri … i padri, che dovrebbero abbandonare le loro famiglie; gli umili, che lavorano e non sanno; gli innocenti, su cui pesa la tremenda minaccia; i giovani». Infine, chiese a tutti di «volgere lo sguardo in Alto ed a chiedere con fervide preci al Signore che la sua grazia discenda abbondante … (sul) mondo sconvolto, plachi le ire, riconcilii gli animi e faccia risplendere l’alba di un più sereno avvenire».

Il messaggio del Papa non ebbe alcun esito positivo. Pio XII propose anche a Germania e Polonia di soprassedere per quindici giorni alle misure militari per riunire una conferenza internazionale di pace. Tuttavia anche tale iniziativa fu inutile. Il primo settembre 1939, alle 04,45 del mattino, le truppe tedesche attraversavano la frontiera polacca. Due giorni dopo Parigi e Londra dichiararono guerra a Berlino. Era iniziata la Seconda guerra mondiale. Venne, infine, quel 10 giugno 1940....

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