Garantire la salute dei più piccoli, dei più vulnerabili, a partire dai bambini malati di cancro, anche nei contesti di conflitto e di emergenza umanitaria, facendo sì che le cure, anche nelle emergenze, non vengano mai interrotte, è una priorità per Fondazione Soleterre, che dal 2002 lavora per promuovere il diritto alla salute e per tutelare il benessere psicologico e fisico delle persone in ogni parte del mondo. Nei contesti di guerra, i piccoli pazienti oncologici sono doppiamente colpiti: dal trauma della malattia e dal trauma del conflitto, della violenza, dell'insicurezza. In Cisgiordania, a circa 10 km a sud di Gerusalemme, un anno fa la Fondazione ha avviato un progetto per sostenere il Beit Jala Governmental Hospital, l’unico ospedale pubblico rimasto in Palestina per la cura del cancro infantile e delle patologie pediatriche croniche. Il reparto conta 18 posti letto: 14 nel reparto per degenti e 4 nel day-hospital. In questi contesti, se non si interviene con aiuti internazionali, il rischio di morire per l’impossibilità di ricevere cure è estremamente elevato. A questo si somma il costo per i trasporti e un alloggio vicino all’ospedale, totalmente a carico delle famiglie, che spesso provengono dalle zone più remote e povere della Palestina.
I servizi di salute mentale in Cisgiordania sono limitati e non sono integrati nell'assistenza sanitaria tradizionale offerta alla popolazione e non rispondono alle esigenze di salute mentale delle comunità. Nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania solo il 15% dei bambini che soffrono di sintomi legati allo stress post traumatico riceve supporto psicologico. In Palestina sono attivi solamente 250 psicologi per 5.558.005 abitanti: 1 ogni 22.232.
Per questo Soleterre sta anche realizzando un centro per la cura del trauma psicologico infantile accanto al reparto di oncologia pediatrica. Il Soleterre Children Center fornirà supporto psicologico a pazienti malati di cancro, pazienti pediatrici in cura presso gli ospedali dell’area e traumatizzati dalla guerra e le loro famiglie, e anche per gli operatori sanitari che lavorano in prima linea in ospedali e campi profughi del territorio. Per gli operatori stessi, infatti, il contatto diretto, quotidiano con la sofferenza indicibile di bambini che hanno perso i genitori, subito violenze o vissuto eventi drammatici può portare a sviluppare sintomi da stress post-traumatico, ansia, depressione. Sostenere psicologicamente gli operatori sanitari nelle zone di guerra è quindi indispensabile per costruire una rete di supporto più solida ed efficace. Il nuovo centro offrirà sale attrezzate e dedicate alle sessioni di supporto psicologico, sale di cura medica e riabilitazione, stanze di gioco-terapia ed aree pensate per accogliere e dare assistenza alle famiglie dei bambini e agli operatori sanitari.
Come spiegano da Soleterre, i bambini palestinesi vivono da anni una realtà di occupazione nella quale la violenza strutturale non è accompagnata da adeguate possibilità di cura fisica e psichica dei traumi. L'effetto del trauma legato alla guerra e alla violenza sulla salute mentale dei bambini si estende ben oltre le fasi acute del conflitto ed è molto difficile da affrontare e gestire. Si parla propriamente di "sindrome palestinese" per riferirsi a un insieme di sintomi di stress cronico, ansia e depressione riscontrati nei bambini sia della Striscia di Gaza sia della Cisgiordania, a causa dell’esposizione prolungata alla violenza. I cittadini palestinesi vivono infatti un trauma collettivo e continuo anche chiamato Ctsd, Continuous traumatic stress disorder.
Fondazione Soleterre sta inoltre raccogliendo fondi per l’apertura di un Centro per trapianti di midollo a Ramallah, che rappresenta l’unica speranza di sopravvivenza per molti piccoli pazienti costretti a una lotta disperata per la vita, spesso privata di cure adeguate o trasferimenti. Per informazioni sui progetti e su come aiutare: www.soleterre.org
(Foto di Soleterre: il reparto di oncologia pediatrica al Beit Jala Governmental hospital)