Tutela dell'ambiente, biodiversità, interesse delle future generazioni e tutela degli animali: sono questi i “nuovi ingressi” tematici nella Costituzione, la nostra principale fonte del diritto, dalla quale dipendono tutte le altre norme giuridiche. È dunque una vera e propria rivoluzione “verde”, la riforma della Costituzione italiana definitivamente approvata l'8 febbraio dalla Camera dei deputati, con seguenze dirette e indirette in tutti i settori della vita degli italiani.
Dall'economia, ai lavori pubblici, l'inserimento della tutela ambientale in Costituzione potrà avere ripercussioni su ogni attività e procedimento. Il disegno di legge di riforma costituzionale, già approvato dal Senato con doppia deliberazione, entrerà in vigore subito dopo la promulgazione ad opera del presidente della Repubblica quando sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Al vecchio testo viene aggiunto un nuovo comma all’art.9 che, nella versione attuale, menziona solo “paesaggio patrimonio storico-artistico” senza mai citare espressamente l’ambiente. Con la riforma invece, “la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni” viene annoverata tra i principi fondamentali dalla Carta costituzionale. Inoltre, vengono rinviati al legislatore modi e le forme per la tutela degli animali, che diventano così formalmente “esseri senzienti”. In materia di iniziativa economica privata, la norma esistente (art. 41) viene integrata prevedendo che tale attività non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all'ambiente.
Un aggiornamento necessario e indispensabile, a giudicare anche dai numeri con i quali è stata approvata, e dalle opinioni unanimi dei costituzionalisti. In Parlamento se ne discuteva da ormai circa 40 anni, esattamente dalla sentenza del 1979 con con cui la Corte di Cassazione sottolineava il diritto ciascun uomo alla salute e quindi ad un ambiente salubre. Ma in realtà il vero inizio del dibattito risale ai lavori dell’Assemblea Costituente, durante i quali fu ampio e polarizzato il dibattito attorno alla scrittura dell’articolo 9.
Si è arrivati a questo grazie ad una crescente e progressiva attenzione dell'opinione pubblica nazionale e internazionale sulle tematiche ambientali a tutti i livelli. Avviene 50 anni dopo la prima Conferenza mondiale sull’ambiente umano (Stoccolma, 1972), 50 anni dopo il rapporto “I limiti dello sviluppo”, commissionato dal Club di Roma di Aurelio Peccei al Mit (Massachusetts institute of technology) di Boston, 30 anni dopo l’Earth Summit di Rio de Janeiro (1992). E ancora, a quasi cento anni dalla nascita del giornalista ambientalista e politico Antonio Cederna (1921), 100 anni anche dall’istituzione della prima area protettta, il Parco nazionale d’Italia (il Gran Paradiso, 1922) e a 200 anni dalla creazione del Corpo forestale italiano (1922).
Una sensibilità cui ha indubbiamente contribuito in maniera fattiva anche Papa Francesco, con la seconda enciclica “Laudato si'", pubblicata il 18 giugno 2015. Suddivisa in sei capitoli, l’enciclica raccoglie, in un’ottica di collegialità, diverse riflessioni delle Conferenze episcopali del mondo e si conclude con due preghiere, una interreligiosa e una cristiana, per la salvaguardia del Creato.
Forti pure le recenti spinte internazionali, giovani e dal basso, sono state e continuano ad essere quelle del movimento ambientalista denominato “Friday for Future”, guidato dalla svedese Greta Thunberg. Studenti-ecologisti che chiedono e rivendicano azioni atte a prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico.
La riforma “ambientalista" della Carta Costituzionale non deve però far dimenticare la realtà. Non sempre infatti all'attenzione dell'opinione pubblica sul tema ambientale è corrisposto un impegno univoco delle istituzioni. Adesso anche in questo caso, come per tutte le norme costituzionali, occorre metterle in pratica. Insomma il “bello” comincia adesso. L’Italia, ad esempio - è bene rammentarlo - detiene infatti il record di procedure di infrazione e di violazione di direttive europee in materia ambientale e di leggi sul clima.
Sulla scia dunque della recente riforma, occorre un cambio di passo nelle realizzazione di coerenti e serie politiche ambientali nel nostro Paese, nell’interesse delle nuove generazioni, per realizzare nuove politiche ambientali e quella giustizia climatica e sociale di cui c'è forte bisogno.