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martedì 15 ottobre 2024
 
IL PADRE OMICIDA
 

Quella rabbia insensata per cui conta solo la vendetta

29/06/2020  Chi lavora con coppie che si separano sa quanto forte sia la rabbia generata da questi conflitti. Tale da trasformarsi in una sorta di ossessività psicotica che rimugina ininterrottamente intorno ad un solo pensiero: “Gliela devo far pagare”. La mente del padre di Lecco che ha ucciso i figli si è trovata trovata intrappolata in questi pensieri, dove tutto perde forma e sostanza ed esiste solo la vendetta. (A. Pellai)

La notizia di un genitore che uccide i figli, all’interno di un processo di separazione, sconvolge tutti. È così disumana e contro natura da lasciarci senza parole. In questo caso non si è trattato di un “suicidio/omicidio allargato” fatto per sottrarre i propri congiunti ad un dolore ritenuto insopportabile, evento disperato e disperante di cui ogni tanto la cronaca ci dà notizia. Nell’omicidio di Margno, la tragedia sembra essersi consumata per vendicarsi di un partner che ha deciso di avviare una separazione coniugale.

In noi adulti, di fronte ad un evento tanto sconvolgente, si accende la domanda: “Com’è possibile che un rapporto d’amore si trasformi in qualcosa di così criminale e folle da far premeditare la morte dei figli, per vendicarsi della decisione del partner?”. Chi lavora con coppie che si separano sa quanto forti e possibili, all’interno del conflitto tra i partner, possano essere le esplosioni di rabbia, quanto la violenza verbale (e a volte, purtroppo anche fisica) possa irrompere in modo impulsivo ed estemporaneo nel tentativo irrazionale di tenere il controllo su ciò che sembra essere diventato incontrollabile. Di solito i figli assistono a tutto questo e ne ricavano ferite e traumi di grande portata.

Ma la notizia di cronaca di questi giorni, mostra qualcosa di completamente diverso. Mostra un progetto criminale in cui il partner viene “distrutto” psicologicamente sottraendogli il bene massimo, ovvero la vita, e quindi l’amore, dei figli (e per i figli). La rabbia in questi casi si trasforma in una sorta di ossessività psicotica che trascina fuori dal principio di realtà. Giorno e notte si parla in silenzio con se stessi, si rimugina ininterrottamente intorno ad un solo pensiero: “Gliela devo far pagare”. Da lì in poi, nella mente di chi si trova intrappolato in questi pensieri, tutto perde forma e sostanza: conta solo la vendetta. Che di tutti i modi in cui si può esprimere la rabbia, è probabilmente il peggiore. Perché è una rabbia totale e assoluta, ghiacciata e tremenda, che non esplode in crisi violente, ma cresce e dilaga nel silenzio della mente, senza avere confini e senza sapersi dare tregua né pace. Nella mente del vendicatore, tutto diventa possibile, anche quello che sembrerebbe non esserlo. Da qui nascono certe tragedie, come quella che ci ha raccontato la cronaca.

Vivere in balia della rabbia è il peggior modo di stare al mondo. Perché tiene intrappolati in un territorio che contamina tutto, fino ad arrivare a distruggere il principio di realtà, i confini che normalmente ci diamo (e ci vengono dati) per stare al mondo. E così, dentro quella rabbia, si può diventare non solo disfunzionali (cosa che capita a molti) ma anche criminali (cosa che capita a pochi).

 
 
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