I piatti “Monza” con differenti varianti di profili segnano gli anni Venti. Quelli “Vecchio Milano” con architetture del Lago maggiore rappresentano, invece gli anni Trenta. Mentre il servizio da tè neoliberty “Arezzo” con la caffettiera nera e bianca e la tazzina decorata con monete d’oro simboleggia gli anni Cinquanta. E così si procede per 40 anni a percorrere (non in ordine cronologico) la vita della S.C.I, la Società Ceramica Italiana di Laveno, sulle sponde del lago Maggiore e di un maestro della creatività, Guido Andloviz (1900-1971). Un catalogo di modelli d’eccellenza sono accolti fino al 3 luglio nelle stanze neorinascimentali della casa museo Bagatti Valsecchi di via Gesù a Milano dove gli arredi antichi, i dipinti e le armature fanno da scenografia a servizi dai decori tradizionali, tra fiori e paesaggi, e colpi di genio dalle linee stilizzate, razionaliste o Decò che, firmati nel ’27, sembrano frutto del design minimalista anni Settanta.
L'eccellenza creativa italiana
A cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, la mostra Il decoro in tavola. Forme e colori di Guido Andloviz che accoglie un centinaio di pezzi, tra servizi, coppe, vasi, candelieri, zuppiere, alzate, realizzate da inizio secolo agli anni Sessanta, non a caso si è inaugurata in contemporanea all’antologica di Gio Ponti in Triennale e al Pirellone, contribuendo con il catalogo edito da Allemandi a raccontare la vita e le opere di un designer che insieme a Ponti inventò il concetto del made in Italy, come testimonianza dell’eccellenza creativa del Paese.
Il giovane Andloviz viene assunto come art director alla S.C.I. nel 1923 grazie a un suo professore del Politecnico, l’architetto milanese Piero Portaluppi, subito dopo l’insuccesso dell’azienda alla prima Biennale delle arti decorative di Monza (1923), dove la Richard Ginori è presente con Gio Ponti e uno scatto di qualità straordinario. Il suo arrivo in una delle migliori manifatture ceramiche del Paese, attiva sin dalla metà dell’Ottocento, risolleva le sorti dell’azienda. Infatti, già nel 1925 propone in fiera una collezione completamente rinnovata al punto da segnare l’inizio della grande ascesa della S.C.I. Lo stesso Ponti riconosce il valore e il talento di Andloviz, tanto che nei primi numeri di Domus nel 1928 gli dedica un paio di copertine, diventando il suo miglior amico rivale.
Nel 1940 il piatto quadrato
A differenza di Ponti che punta sull’oggetto d’eccezione, a tiratura limitata, Andloviz ha una grande attenzione sia per il servizio da tavola sia per gli articoli fantasia con varianti infinite di motivi, colori, decori. Ora più ricercati e costosi, ora più standard e low cost. Un artista, Andloviz, innovatore di forme. Già nel ’35 con il servizio “Vittuone” toglie la tesa al piatto, nel ’40 disegna “Orvieto”, un piatto quadrato, mentre nel ’51 espone alla IX Triennale il servizio “Urbino”, con disegno rettangolare e ali a sbalzo, e i piatti pentagonali del “Volterra”. Particolare la sua attenzione agli abbinamenti di colore e al decoro che propone diverso nell’ambito dello stesso servizio (vedi i disegni di Michele Cascella nel servizio Vecchio Milano del 1950): la tavola così allestita ricorda un’installazione. Alcuni pezzi sia in terraglia forte sia in porcellana utilizzano il monocolore: bianco, nero, rosso vulcano, verde. Oggetti d'arte, frutto anche della grande conoscenza delle maestranze S.C.I. di chimica, cristallizzazione, smalti, colature.
Anche al MIDeC (Museo Internazionale di Design Ceramico) di Cerro-Laveno Mombello (raggiungibile solo con la macchina) sabato 14 maggio, in occasione della notte dei musei con proposte ai visitatori di percorsi a tema, s’inaugura la sezione dedicata a Guido Andloviz, recentemente riordinata e riallestita.
Museo Bagatti Valsecchi
via Gesù 5, martedì-domenica 13-17,45
Per informazioni: 02/76.00.61.32
L'eccellenza creativa italiana
A cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, la mostra Il decoro in tavola. Forme e colori di Guido Andloviz che accoglie un centinaio di pezzi, tra servizi, coppe, vasi, candelieri, zuppiere, alzate, realizzate da inizio secolo agli anni Sessanta, non a caso si è inaugurata in contemporanea all’antologica di Gio Ponti in Triennale e al Pirellone, contribuendo con il catalogo edito da Allemandi a raccontare la vita e le opere di un designer che insieme a Ponti inventò il concetto del made in Italy, come testimonianza dell’eccellenza creativa del Paese.
Il giovane Andloviz viene assunto come art director alla S.C.I. nel 1923 grazie a un suo professore del Politecnico, l’architetto milanese Piero Portaluppi, subito dopo l’insuccesso dell’azienda alla prima Biennale delle arti decorative di Monza (1923), dove la Richard Ginori è presente con Gio Ponti e uno scatto di qualità straordinario. Il suo arrivo in una delle migliori manifatture ceramiche del Paese, attiva sin dalla metà dell’Ottocento, risolleva le sorti dell’azienda. Infatti, già nel 1925 propone in fiera una collezione completamente rinnovata al punto da segnare l’inizio della grande ascesa della S.C.I. Lo stesso Ponti riconosce il valore e il talento di Andloviz, tanto che nei primi numeri di Domus nel 1928 gli dedica un paio di copertine, diventando il suo miglior amico rivale.
Nel 1940 il piatto quadrato
A differenza di Ponti che punta sull’oggetto d’eccezione, a tiratura limitata, Andloviz ha una grande attenzione sia per il servizio da tavola sia per gli articoli fantasia con varianti infinite di motivi, colori, decori. Ora più ricercati e costosi, ora più standard e low cost. Un artista, Andloviz, innovatore di forme. Già nel ’35 con il servizio “Vittuone” toglie la tesa al piatto, nel ’40 disegna “Orvieto”, un piatto quadrato, mentre nel ’51 espone alla IX Triennale il servizio “Urbino”, con disegno rettangolare e ali a sbalzo, e i piatti pentagonali del “Volterra”. Particolare la sua attenzione agli abbinamenti di colore e al decoro che propone diverso nell’ambito dello stesso servizio (vedi i disegni di Michele Cascella nel servizio Vecchio Milano del 1950): la tavola così allestita ricorda un’installazione. Alcuni pezzi sia in terraglia forte sia in porcellana utilizzano il monocolore: bianco, nero, rosso vulcano, verde. Oggetti d'arte, frutto anche della grande conoscenza delle maestranze S.C.I. di chimica, cristallizzazione, smalti, colature.
Anche al MIDeC (Museo Internazionale di Design Ceramico) di Cerro-Laveno Mombello (raggiungibile solo con la macchina) sabato 14 maggio, in occasione della notte dei musei con proposte ai visitatori di percorsi a tema, s’inaugura la sezione dedicata a Guido Andloviz, recentemente riordinata e riallestita.
Museo Bagatti Valsecchi
via Gesù 5, martedì-domenica 13-17,45
Per informazioni: 02/76.00.61.32


