Non sarà il suo capolavoro, non conterrà un hit radiofonica del calibro di Diamonds on the inside, ma non c'è dubbio che Give Till It's gone, decimo album di Ben Harper, sia un gran bel disco, uno dei migliori di questi primi non esaltanti mesi del 2011. La solitudine ne è il filo conduttore: musicale, perché è il primo disco dal 2006 in cui Harper non ha coinvolto una band di supporto ufficiale, e personale perché nelle tracce si parla più o meno velatamente della fine del rapporto con sua moglie, l'attrice Laura Dern.

Ma non è un disco pessimista, tutt'altro. C'è tutta l'energia, la passione, l'amore per il buon rock'n roll dei tempi gloriosi che non passa mai di moda che Ben ha profuso in vent'anni di onorata carriera. Si passa così dal rock sporco di “Rock n' roll is free) (scritta dopo aver ascoltato in concerto "Rockin' in the free wolrd" di Neil Young) alla dolce ballata "Feel love”. Ma i momenti migliori sono "Spilling faith” che sfuma nella successiva e interamente strumentale "Get there from here“: sembrano due tracce uscite direttamente da “Revolver“, il capolavoro psichedelico dei Beatles del 1966. Poi vai a vedere nelle note di copertina e scopri che sono state scritte e suonate da Ringo Starr e allora tutto torna. Notevole è anche l'altra collaborazione che impreziosisce il disco, quella con il menestrello della West Coast Jackson Browne nella malinconica "That our love sees the down“. Insomma, niente sperimentalismi, niente salti nel buio: Ben Harper a 42 anni continua a sfornare un onesto rock che ti cattura dalla prima all'ultima nota. E, per rimanere in tema di incontri con mostri sacri, non vediamo l'ora di vedere dal vivo Ben in Italia in compagnia di Robert Plant: i due divideranno lo stesso palco a Roma il prossimo 19 luglio e a Milano il 20.