Sinceramente, sono stufo di questo atteggiamento di Famiglia Cristiana. Da un lato, a parole avete lodi per Benedetto XVI, e anche per i suoi predecessori come Giovanni Paolo II. Dall’altro, inneggiate e invocate continuamente la “rivoluzione” di Francesco, la sua “nuova Chiesa”, e un Vaticano II che sarebbe stato poco attuato, come sostengono tanti settori “progressisti” della Chiesa. A parole condannate (giustamente) la contrapposizione tra un Papa e l’altro, ma nei fatti la sostenete e la riproponete in tutte le salse! Certo, lo fate in modo raffinato e non esplicito, ma la sostanza è sempre quella. E si capisce molto bene! A questo punto, quasi preferisco chi lodando il nuovo, si schiera apertamente contro ciò che è stato prima! Ora, vi chiedo: ma la Chiesa prima di Francesco era proprio così brutta e cattiva? È tutto da cestinare quello che è stato detto e fatto negli anni passati? Le sembra corretto nei confronti di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI affermare che, finora, il concilio Vaticano II è stato poco attuato? Sostenerlo significa dire, né più né meno, che questi Papi hanno frenato il cambiamento voluto dal Concilio. Voi volete un cambiamento radicale, naturalmente di rottura, non certo una riforma e un rinnovamento nella continuità. Qui c’è poco da filosofeggiare: questo è il messaggio che volete far passare. Sarebbe più corretto dirlo in modo esplicito.

EMANUELE S.

Intanto, caro Emanuele, non abbiamo nessun modo “raffinato” o “subdolo” di proporre le nostre idee. Forse, non riusciamo a spiegarci bene, per sgomberare il campo da qualsiasi sospetto di voler contrapporre un Papa all’altro. Ma siamo sempre stati chiari e trasparenti. Quindi, il retropensiero cui fai riferimento non ci appartiene affatto. Più volte, abbiamo scritto come dal Vaticano II (che ha segnato una vera rivoluzione) a oggi, il Signore ha fatto dono alla sua Chiesa di grandi personalità sulla cattedra di Pietro. Quasi tutti già sulla via della santità, a cominciare da Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che saranno canonizzati a Roma il 27 aprile prossimo. Si può dire che ogni tempo ha avuto il “suo” Papa, cioè la persona più adatta. Questo, d’altronde, è lo spirito che anima i cardinali elettori prima del Conclave, nelle “congregazioni” in cui analizzano i problemi e si confrontano per fare la scelta più giusta. Al di là delle dietrologie che i giornali raccontano. Senza l’umiltà di Benedetto XVI e la grandezza del suo gesto profetico non avremmo oggi la Chiesa di Francesco, che tanta simpatia suscita nel mondo. Quanto all’attuazione del Concilio, dire che c’è ancora tanto cammino da fare (vedi corresponsabilità dei laici, valorizzazione della donna, piena collegialità dei vescovi...) è solo una constatazione di fatto. Non una critica, ma uno stimolo alla crescita.