«I confini devono essere un luogo di accrescimento e di scambio, non di divisione». A dirlo dopo la sospensione di Schengen sul confine con la Slovenia di fine ottobre 2023 da parte del Governo italiano, erano stati l’arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas italiana Carlo Roberto Maria Redaelli, il vescovo di Trieste Enrico Trevisi, e il vescovo di Capodistria, lo sloveno Jurij Bizjak. I presuli pur comprendendo le ragioni alla base di questa decisione per via dell’aumento dei flussi migratori sulla cosiddetta rotta balcanica, sottolineano come «guardando alla storia di queste nostre terre, le popolazioni sono state capaci di trasformare le divisioni e le differenze culturali, linguistiche, storiche in occasione di memoria reciprocamente donata, come testimonia la scelta di fare di Nova Gorica, insieme a Gorizia, la Capitale europea della cultura 2025». 



Per dare un segnale forte monsignor Redaelli ha deciso di portare a Grado, Gorizia e Nova Gorica 600 delegati di oltre 218 Caritas diocesane italiane per il 44° convegno di Caritas che non poteva che titolare: “Confini, zone di contatto, non di separazione”.

«Per la prima volta dal ’47, quando il confine tra l’Italia e la neonata di Jugoslavia divise in due da un giorno con l’altro la città friulana, questo luogo tornerà unito. E il confine è diventato un luogo d’incontro», ha detto il vescovo di Capodistria, Jurij Bizjak che ha ospitato i delegati Caritas di tutta italia nella Concattedrale di Cristo Salvatore di Nova Gorica. È lì che abbiamo intervistato per il podcast di Famiglia Cristiana Jurij Bizjak che ha parlato del lavoro che le diocesi italiane e slovene stanno facendo con e per i giovani.

Ascolta qui sotto l’intervista: