Una necessità, una scelta etica, una tendenza ormai più che consolidata. Nel nostro Paese la seconda mano è diventata tutto questo, e forse anche di più: una vera e propria passione. Basti pensare che lo scorso anno il 61% degli italiani ha acquistato usato e il 46% dei connazionali si è rivolto alla second hand anche per i regali di Natale. Ma se i “mercatini delle pulci” esistono da sempre, oggi il boom è legato alla diffusione delle piattaforme di compravendita. In dieci anni il valore del comparto on line è aumentato nel 140%, generando solo nel 2023 un giro d’affari di 26 miliardi di euro, pari all’1,3% del Pil nazionale: cifre a cui si faticherebbe a credere se a certificarle non fosse l’Osservatorio Second Hand Economy, nell’ultimo report condotto da Bva Doxa per Subito.
Oltre alla convenienza economica, a spingere vendite e acquisti sono anche il desiderio di evitare sprechi e far spazio in casa. «Dopo il consumismo esasperato, ora il riciclo sostituisce il nuovo», nota Domenico Secondulfo dell’Osservatorio sui consumi delle famiglie.
Studente universitario, ultimo di 9 figli, Marco ad esempio ha iniziato a vendere usato all’ultimo anno delle superiori. «Le mie sorelle mi davano abiti che non usavano più, io li vendevo e potevo tenere il ricavato», racconta il ventiduenne. «Oggi mi capita anche di acquistare, una volta ho fatto un affarone: un paio di stivali nuovi, ancora impacchettati». Per Marco seconda mano fa rima con ricavi e risparmio, ma anche con sostenibilità: «Mi fa piacere pensare di poter fare del bene all’ambiente rimettendo in circolo quel che non uso più. Pensare che sono riuscito anche a vendere il manuale di Metodologia della ricerca, mi rende orgoglioso!».

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