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In questi giorni è stato predisposto il cantiere per la demolizione dell’ex oratorio di San Rocco, a Como, con la chiusura del portico. Al suo posto, sorgeranno abitazioni private. La notizia era attesa e risaputa dagli abitanti della zona e da quelli che sono stati fino al tragico omicidio avvenuto nel 2020 i parrocchiani di don Roberto Malgesini. La realtà sociale lariana "Como Senza Frontiere" con il comunicato “Cosa sta succedendo alla città”, mette l’accento sulla dissonanza di questa scelta, vendere il terreno ad un’azienda immobiliare, in quello che era stato uno spazio di accoglienza dei senza fissa dimora: «Per noi è doveroso ricordare che quello spazio, per quanto abbandonato da tempo, per quanto colmo di problemi, è stato per anni uno dei luoghi di accoglienza a Como, e che ha rappresentato, almeno, un tetto sopra le teste degli ultimi tra gli ultimi. Di più, è doveroso ricordare che proprio da lì si muoveva l’opera di don Roberto Malgesini, senza filtri e senza gerarchie”.


«Questo è stato un passaggio senza dubbio impegnativo e allo stesso tempo inevitabile, da interpretare non come una perdita, ma come opportunità concreta per la parrocchia per riqualificare e dare nuova vita alle strutture abbandonare, mettere a posto quelle che restano e soprattutto per proseguire con le iniziative di carità iniziate da don Roberto Malgesini». Sono le parole scelte da don Enzo Ravelli, attuale responsabile della Comunità pastorale “San Giovanni Battista Scalabrini”, e legge così la decisione di vendere l’oratorio di San Rocco a una impresa immobiliare, presa dal Consiglio per gli affari economici della parrocchia e dall’Ufficio tecnico-amministrativo della diocesi. Così la struttura è passata nelle mani dell’impresa “Como House” che ne ha formulato la proposta d’acquisto. «La scelta è maturata negli anni passati, ancor prima che arrivassi io», precisa il sacerdote, entrato in parrocchia nel settembre dello scorso anno è stata comunicata ai fedeli con una lettera. «L’attuale oratorio - continua il parroco nella lettera rivolta alla comunità che guida - risale agli anni Settanta, al momento si trova in una condizione per la quale occorrerebbe un intervento decisamente importante. La situazione finanziaria della nostra Comunità pastorale, tuttavia, non ci consente di procedere con una ristrutturazione a nostro carico». Infatti sui bilanci parrocchiali grava il grande debito per la ricostruzione dell’oratorio di San Bartolomeo, lavoro che risale a dieci anni fa: «Sono quasi 850mila euro, con rate di quasi 50mila euro l’anno», chiosa il parroco. Per questo già negli anni scorsi era emersa. Don Enzo infatti ricorda: «La catechesi e la pastorale giovanile da 10 anni sono concentrate nell’oratorio di San Bartolomeo, nuovo, molto bello e grande».


C’è di più: «Dalla cessione dell’oratorio di San Rocco otterremo i fondi necessari per ristrutturare la vicina casa parrocchiale dove viveva don Malgesini e il cosiddetto “vecchio oratorio”, grandi edifici ormai fatiscenti. In più porteremo a termine lavori urgenti in chiesa, dall’adeguamento dell’impianto di riscaldamento alla sistemazione delle infiltrazioni. Tali interventi ci permetteranno di avere spazi accessibili per tutta la comunità, con una particolare attenzione alle opere di carità». È anche così che potrà continuare l’attività di accoglienza di persone senza fissa dimora che vivono stabilmente in canonica «ed è in programma anche la realizzazione di uno spazio per i volontari della San Vincenzo che preparano i pacchi per i poveri».
Al momento non è certa la destinazione d’uso, ma è probabile che sarà di tipo residenziale. «Ho condiviso la scelta con la comunità – termina la lettera don Enzo – e devo dire che i parrocchiani sono stati comprensivi: è un pezzo di storia che se ne va, certo, ma è anche e soprattutto il modo per continuare l’opera di don Roberto».



