Mercoledì pomeriggio Simone Ruzzi (in arte Cicalone) è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie. Ha toccato vari temi: dalla narrazione online del crimine al fallimento del linguaggio istituzionale nei quartieri popolari. Ma chi è davvero lo YouTuber salito alla ribalta della cronaca nelle ultime settimane a causa del pestaggio subito alla stazione della metropolitana Ottaviano?

Romano, dalla parlantina verace, di stazza imponente, innamorato degli sport da combattimento e da qualche tempo content creator a tempo pieno: questo è Simone Cicalone. Per molti è un volto nuovo, non per il popolo del web. Il suo canale è aperto dal lontano 2007, ma inizia ad acquisire popolarità successivamente con la rubrica “Scuola di botte”. In questi video prendeva in giro i bulli e insegnava tecniche di base del pugilato con un taglio comico, ma tecnicamente valido, anche con l’aiuto di alcuni collaboratori, come il kickboxer Mattia Faraoni.

Il fighter romano accompagna Cicalone anche nella serie “Quartieri Criminali”, vera molla che fa impennare i followers dell’ex insegnante di pugilato. Con questo format gira le periferie italiane, da Tor Bella Monaca a Quarto Oggiaro, documentando la vita e le difficoltà che incontrano gli abitanti dei quartieri popolari.

ANSA
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Simone Cicalone durante il flash mob 'insicurezza in metro' alla fermata della metro Ottaviano a Roma il 22 novembre scoso (ANSA)

Negli ultimi anni, il canale si è trasformato in una piattaforma di denuncia sociale. Cicalone e il suo team hanno iniziato a pattugliare la metropolitana di Roma, per documentare e disturbare l’azione delle borseggiatrici e dei borseggiatori. Scendono in metro, individuano i gruppi di borseggiatori noti, li filmano e avvisano i passeggeri della loro presenza ("Attenzione al portafoglio!"). Spesso questi metodi, non proprio signorili, con cui lo YouTuber compie la sua azione di denuncia portano a colluttazioni (verbali la maggior parte delle volte, ma non solo). La sua è una figura che divide l’opinione pubblica: c’è chi lo vede come un “eroe civico” e chi invece lo accusa di giustizialismo e di organizzare ronde mediatiche che rischiano di degenerare in violenza incontrollata.

La tensione è cresciuta con l’aumentare dei video sul tema, fino a quando non è esplosa nell’aggressione subita tre settimane fa. Mentre documentava i borseggi alla stazione metro Ottaviano, Cicalone e la sua troupe sono stati vittime di un violento agguato. Un raid punitivo in piena regola: un colpo alla nuca a tradimento e poi il pestaggio a terra.

È stato proprio questo a trasformarlo da semplice fenomeno del web a caso politico, spalancandogli le porte di Montecitorio. Davanti alla commissione, l’ex kickboxer non ha parlato di visualizzazioni, ma di un’emergenza reale, puntando il dito contro i “TikToker del malaffare” che usano i social per ostentare i frutti dei reati, affascinando i giovani delle periferie. La sua parabola si chiude con un paradosso ironico quanto amaro: l’uomo che era partito insegnando a tirare pugni per finta su YouTube, oggi si ritrova a incassare colpi veri per costringere la politica a guardare dove, troppo spesso, preferisce voltarsi dall’altra parte.