Plagiare i lavori di altri, con la diffusione di Internet, è diventata la prassi: si recuperano velocemente le informazioni e l'attribuzione della paternità originale è un'impresa quanto mai ardua. La Corte di Cassazione ha iniziato a porsi il problema con un intervento che lancia un vero e proprio allarme per il presente e, ancor di più, per il futuro. La terza sezione penale si è infatti trovata di fronte al caso di una laurea copiata, operazione ben più diffusa di quanto si possa immaginare. Questi i fatti: nell'anno accademico 2001/2002 una studentessa iscritta all'Università di Cagliari, facoltà Medicina, si presenta all'esame di laurea con un testo del tutto identico a quello di un altro laureato presso al medesima Università ma risalente a sei anni prima. Identici il titolo, lo svolgimento e le fonti. Per chi mastica di computer si tratta di un classico ctrl+c/ctrl+v, comandi che indicano il "copia" e "incolla". Il Tribunale di Cagliari ha stabilito l'annullamento del titolo di Laurea per la studentessa, che è ricorsa in Cassazione: in questa sede i giudici non hanno potuto confermare tale provvedimento nei confronti della studentessa a causa di una inesattezza procedurale del Tribunale, ma non hanno perso l'occasione di porre l'attenzione su questo fenomeno. Questo il disposto della Cassazione: "La redazione di una tesi di laurea contenente la mera trasposizione grafica di altri elaborati di diverso autore con alcune correzioni e l'aggiunta di minimi elementi di novità, senza alcun frutto di personale elaborazione o, comunque, di valutazione critica della fonte utilizzata, configura il reato punito dalla legge 475 del 1925".