Sono parroco in Valle d’Aosta. Si parla tanto delle difficoltà delle famiglie e la Chiesa è sempre in prima fila, tanto che il vescovo di Bergamo ha chiesto ai suoi sacerdoti di rinunciare a tre mesi di salario per creare un fondo di aiuto. Mi chiedo però, dato che ora e forse in futuro non abbiamo nelle nostre chiese la presenza dei fedeli, e quindi neanche il loro aiuto economico, dove attingeremo per le spese delle nostre parrocchie. Dove attingere se non al nostro modesto salario dell’8xmille per coprire i buchi? Solo per fare un esempio concreto, ho appena pagato bollette della luce di chiesa e cappelle per un valore di oltre 600 euro. C’è la Provvidenza, diceva il Manzoni, e perciò confidiamo…

DON RODOLFO GRANELLI


Grazie per questa segnalazione, che riguarda molte parrocchie. È un promemoria per ricordarci che le difficoltà dovute alla pandemia riguardano davvero tutti. C’è chi rischia di perdere il lavoro o non può avere entrate perché la sua attività è ferma, ci sono gli anziani, i poveri, i malati. E ci sono anche i parroci che vedono ridotte le offerte dei fedeli. La Conferenza episcopale italiana ha cercato di far fronte ai problemi più gravi dovuti all’emergenza Coronavirus stanziando fino a oggi 224,9 milioni di euro, provenienti dai fondi dell’8xmille. Il sostegno è andato soprattutto a persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità. Un grande supporto ai più deboli è assicurato, poi, da centinaia di progetti portati avanti dalle Caritas diocesane. Sono tantissimi i preti che, in silenzio, si stanno impegnando per chi ha più bisogno. Le singole diocesi stanno pensando a come aiutare i propri parroci. Ma anche i fedeli possono contribuire, nella misura del possibile. La catena della solidarietà deve unirci tutti. Riferimenti più specifici si possono trovare nei siti: www.8xmille.it e www.insiemeaisacerdoti.it.