Giunto al ventesimo album, dopo oltre trent’anni di carriera, Mango avverte forte il desiderio di battere strade nuove. Un desiderio che era già palpabile nel precedente “Acchiappanuvole” in cui il cantautore lucano aveva riletto brani di colleghi con notevole originalità e che diventa ancora più lampante nel nuovo “La terra degli aquiloni”. Eppure proprio la title-track può trarre in inganno: si tratta infatti di una purissima canzone Mango-style, sul solco di “Mediterraneo” per intenderci, una dolce melodia che la voce sempre smagliante del cantante valorizza al meglio.

Dove sono allora le novità? Nei testi, innanzitutto, scritti in gran parte dallo stesso Mango. Lo aveva già fatto in passato, ma qui raggiunge una maturità espressiva notevole, specie in brani come “Dove ti perdo” e “Dignitose arrendevolezze”, canzone che getta un ponte fra la Basilicata e l’Irlanda anche nella musica,  con quel fraseggio finale di zampogna lucana che ricorda il suono di una cornamusa. Da questo punto di vista, il ritorno alla collaborazione nei testi con Pasquale Panella, il poeta artefice degli ultimi dischi di Lucio Battisti, non aggiunge nessun particolare valore, tanto che il singolo scelto, “La sposa”, così come altri due brani scritti a quattro mani, sono forse i momenti più deboli del disco.

Il vero gioiello arriva alla fine ed è un dono fatto a Mango da due autori storici della canzone italiana, Guido Morra e Maurizio Fabrizio (“Storie di tutti i giorni”, “I migliori anni della nostra vita”): si intitola “Il rifugio” ed è un brano raffinatissimo che si conclude addirittura con un assolo di violino. Un gioiello preceduto da due cover, anch’esse distanti dal Mango a cui siamo abituati: il classico del flamenco “Volver” in cui il cantante sfoggia un’interpretazione da brividi e “Starlight”, successo dance dei francesi Superman Lovers, che Mango trasforma in un grintoso rock acustico costruito in famiglia, dal momento che ai cori troviamo la moglie Laura Valente, ex vocalist dei Matia Bazar, e la figlia Angelina di 10 anni, mentre alla batteria si destreggia il figlio Filippo di 16. Insomma, anche se forse manca un’hit ad alto tasso radiofonico paragonabile a “Bella d’estate” o a “Come Monna Lisa”, lo sforzo merita senz’altro un apprezzamento.