Siamo nel porto di Augusta, uno dei punti dell'isola siciliana dove approdano i migranti, un luogo che tante volte è stato il teatro di tragedie e speranze spezzate. Le imbarcazioni della marina militare spesso portano qui i profughi intercettati al largo. Almeno quelli che sono sopravvissuti al viaggio terribile che separa il passato di guerra e di fame dal futuro illuminato dalla speranza.

Un fotografo riesce e a catturare un istante di purissima umanità: un membro dell'equipaggio della marina militare, dopo che finalmente l'operazione di soccorso è stata ultimata, dà scherzosamente il 5 a un piccolo profugo. La sorpresa e il sorriso del bambino restano impresse nella retina e nel cuore.

Questa immagine ci insegna tante cose. Anzitutto ha la forza di evocare un mondo ideale, di figurare la realtà come dovrebbe essere: sei un profugo che ha rischiato la vita per venire qui, la nave del mio Paese ti ha visto ed è venuta a soccorrerti, prima che un'onda spazzasse via la tua vita insieme alla tua voglia di futuro. E ora che siamo sulla terraferma, che il mare non fa più paura, ci riconosciamo per quello che siamo: uomini e fratelli. Quel soccorritore forse pensa. "Avresti potuto essere mio figlio o mio nipote". Il bambino immagina: "È venuto a salvarmi e ora scherza con me, come se fosse mio padre o mio zio".

Per un instante, grazie a quel gesto catturato dalla foto, il mondo è stato come dovrebbe sempre essere. Questa connotazione ideale, quasi normativa evocata dalla foto vale al tempo stesso come denuncia della distanza fra l'essere e il dover essere: condanna i governi nazionali, i partiti, l'Europa soprattutto misurando la loro indifferenza. 

Non basta certo un bel gesto a restituire la vita ai milioni di migranti caduti nell'esercizio della loro speranza, uomini, donne e tantissimi bambini, ma nel nostro cuore possiamo collocare questa tenera immagine accanto a quella del piccolo Aylan, se non altro per rammentare a noi stessi che le cose possono - debbono -  andare diversamente. 

Quel bambino, con quel sorriso largo e innocente, con quegli occhioni vivi e ancora carichi di umanità, ci insegna infine quanto valga la vita.