Per Natale vorrei salutare e abbracciare tutti gli “abitanti” delle carceri italiane.Vado, spesso e malvolentieri, a trovarli. Malvolentieri perché il carcere, soprattutto per i minori, è deleterio. Urge trovarestrutture diverse dai carceri minorili, nelle quali i ragazzi possano trasformare i loro errori in percorsi rieducativi e ricostruttivi.

E scusate se ricordo, con particolare affetto, il mio amico Fabrizio Corona. L’ho rivisto pochi giorni fa. È uscita una sua lunga intervista su Repubblica che mi aveva anticipato nell’incontro. Per la prima volta, credo, ha chiesto umilmente di essere aiutato. «Ho bisogno di sperimentarmi in un ambiente, in un contesto comunitario e avviare un nuovo progetto di vita. Voglio scontarela mia pena, ma per vie alternative al carcere».

Vuole ritrovare sé stesso. Fabrizio ha un cuore d’oro e una testa… (aggiungete voi l’aggettivo che non posso aggiungere io). I suoi errori stupidi e assurdi, però, sono stati puniti e giudicati in modo particolarmente “feroce”. Mi scuso dell’aggettivo, ma lo ribadisco. Noi adulti, soprattuttose investiti di poteri sanzionatori, non possiamo lasciarci influenzare dal carattere di certi personaggi, interpretando le loro esuberanze quasi fossero omicidi o attività mafiose.

So che la madre di Corona vedrà papa Francesco in questi giorni e io sono pronto, da tempo, a riceverlo in una delle mie comunità Exodus. Miscuso se alcune mie dichiarazioni infastidiscono qualcuno. Ne sarei felice! Dichiaro, però, che cel’ho solo con il sistema carcerario medievale e indegno di un’Italia democratica, desiderosa di capire chi sbaglia e di correggere nei modi più pedagogici. La pena o è rispettosa e lungimirante, o diventa vendicativa e persecutoria.

Torno ad augurare ai carcerati un buon Natale. Lancio, con la maleducazione che mi è propria, un invito al presidente Napolitano perché trovi, inventi qualcosa. Ci saranno, tra le virgole dei codici, formule per sveltire i processi e svuotarele carceri, senza penalizzare i percorsi rieducativi. A Natale, allora, l’impossibile si è reso possibile. E adesso? Auguri a tutti.
la vicenda di Corona: dalla condanna alla scarcerazione
Dopo tre anni e due mesi di detenzione,Fabrizio Corona lascia il penitenziario di Opera per sottoporsi a un programma di recupero, con prescrizioni precise e severe disposte dal giudice,  nella comunità Exodus di don Antonio Mazzi. A decidere per il sì all’«affidamento terapeutico» è stato il giudice di sorveglianza di Milano Giovanna Di Rosa, che ha accolto l’istanza presentata da Corona tramite i suoi legali, gli avvocati Ivan Chiesa e Antonella Calcaterra. Non si sa quanto durerà l'affidamento in prova ai servizi sociali, e le mansioni che Corona svolgerà nella comunità Exodus.

Corona era stato condannato a una pena complessiva di 13 anni e due mesi di carcere per diversi reati tra cui quelli legati alla bancarotta della sua società Fenice e ai ricatti a colpi di foto compromettenti, come l’estorsione aggravata ai danni dell’ex calciatore della Juventus David Trezeguet che gli è costata la condanna a 5 anni la quale, teoricamente, impediva la concessione di benefici penitenziari. Il giudice Di Rosa, sulla base di motivi giuridici e decisioni della Cassazione, lo ha invece ritenuto possibile. A favore della scarcerazione di Corona ci sarebbero anche relazioni della Asl e della direzione del carcere. La decisione dovrà essere ora valutata da un collegio del Tribunale di Sorveglianza.

I suoi difensori avevano anche affrontato la strada della incompatibilità con il carcere per problemi psichiatrici, depositando una perizia secondo la quale Corona, se resta rinchiuso in cella, rischia di precipitare in una psicosi che fino ad ora solo i farmaci e un trattamento psicologico sono riusciti a contenere.