Caro don Jorge Mario, Santo Padre, siamo un complesso di musica allegra, nato come Lei nel secolo scorso. La conosciamo come una persona buona e spiritosa. A proposito, senta questa: un argentino è in vacanza a Roma. Consulta l’elenco del telefono e dice alla moglie: “Guarda, Vera, è incredibile!” “Cosa?”. “La quantità impressionante di cognomi argentini che c’è in Italia!”. Se facciamo un disco, viene come ospite d’onore recitante? Se decide di sì, per favore ci comunichi la targa della Focus per il parcheggio interno. A proposito, è facile che con tutte le persone che conosce non si ricordi di noi; eppure L’abbiamo già incontrata nei nostri oratori, alla recita di fine anno, in gita con la colazione al sacco; ha arbitrato le nostre partite di calcio quando c’erano i golf arrotolati per fare i pali delle porte; è stato il parroco che avremmo voluto, il prete giovane che, quando abbiamo preso nuove vie, non ha mai giudicato le nostre scelte: ha continuato invece ad accogliere quegli uomini che erano stati ragazzi e ha lasciato la luce accesa affinché ritrovassero la strada, se fossero tornati, senza più paura del buio. Felice compleanno, papa Francesco.

Elio e le storie tese