C'è stato un tempo in cui era un dessert solo per pochi nobili. Un altro in cui era considerato quasi un farmaco ricostituente, visti gli ingredienti. Per qualcun altro ancora è stato il pretesto per aguzzare l'ingegno e progettare macchine per prepararlo artigianalmente. La storia dei fratelli Carpigiani, Bruto e Poerio da Bologna, si incrocia con tutto ciò riuscendo a farne un'azienda nel 1946 (la Carpigiani appunto) che oggi è leader mondiale nel settore delle macchine per gelato. In omaggio a tanta fatica, intuito e bontà, il 27 settembre aprirà il museo del gelato Carpigiani. È il primo in Italia e si trova all'interno dell'azienda ad Anzola dell'Emilia. È qui che la Carpigiani si è trasferita nel '69 aprendo poi 12 filiali nel mondo, da Tokyo a San Paolo, e perfino un'Università per maestri gelatai.
Grazie agli architetti Matteo Caravatti e Chiara Gugliotta è stato ricavato uno spazio di circa 1000 metri quadri che ospiterà foto, macchine e strumenti d'epoca, ricette, stampi e cassette per coni fino a un self service che era nella stazione di servizio Firenze nord e vendeva il gelato a 150 lire. L'allestimento – voluto dalla Fondazione Carpigiani, prima al mondo dedicata al gelato artigianale – racconta la storia del gelato, l'evoluzione del gusto e della tecnologia, svelando curiosità e aspetti poco noti. Si scopre così ad esempio che in Mesopotamia nel 1700 a.C una specie di antenato del gelato era il vino rinfrescato con ghiaccio; nel 1000 gli arabi bevevano lo shrb, il futuro sorbetto e sei secoli dopo un siciliano, Francesco Procopio Cutò, esportava il gelato a Parigi. Per mangiarlo per strada invece bisognerà aspettare l'800, mentre è del 1903 il primo cono brevettato. In parallelo cambiavano gusti e ricette (risale a fine '700 il gelato di pane mentre è datato 1808 quello al tartufo) e dagli anni '50 si imponeva il cosiddetto gelato all'italiana diverso dagli altri perché preparato con miscele naturali come la frutta, e materie prime come il cacao.
In evoluzione anche i modi per prepararlo: il museo di Anzola espone macchine della prima era, più simili a tinozze da vino in cui si mantecavano gli ingredienti mettendo attorno ghiaccio e sale (quest'ultimo serviva ad abbassare la temperatura) con una manopola da far girare a mano non senza fatica. In mostra anche la 'singola Carpigiani', primo modello industriale datato fine anni '50, le più avanzate macchine con pastorizzatore e gli stampi (anche d'oro) che, riempiti di cialda liquida, creavano i coni. Tutto a portata di visitatore che, oltre alla propria fantasia, può contare su schermi in cui passano le immagini dei gelatai al lavoro. Infine, un'intera parete è occupata dalle cassette dei coni: piccole opere d'arte - per decorazione, soggetti e colori - in cui si trasportavano i coni venduti per strada. Per i primi tre giorni di apertura del museo (sempre a ingresso gratuito) sono previste visite guidate, laboratori didattici per bambini e dimostrazioni per i grandi. E inevitabilmente gelato da assaggiare.