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L’allarme era scattato attorno alle 9.22 della mattina, ma nessuno si aspettava che il missile lanciato dagli Houthi yemeniti potesse davvero colpire all’interno dell’aera dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Sei feriti, di cui due contusi nella corsa a mettersi in salvo, è il bilancio dell’azione dei ribelli che subito hanno rivendicato di aver «colpito l’obiettivo». Dopo settimane di attacchi sventati contro lo scalo internazionale, l’ultimo dei quattro missili balistici ipersonici lanciati negli ultimi due giorni è, invece, riuscito a bucare la difesa israeliana.
L’aeronautica militare sta indagando sul mancato abbattimento del missile da parte dei sistemi Arrow 3 e Thaad, mentre le compagnie aeree sospendono i voli. «Ora le compagnie sano che l’aeroporto non è sicuro», dichiarano gli Houthi mentre il ministro della Difesa, Israel Katz replica: «Colpiremo sette volte più forte chiunque ci colpisca». Il premier Netanyahu si è consultato d’urgenza con i su.oi ministri e, riferiscono media israeliani, alcuni funzionari che hanno voluto mantenere l’anonimato hanno dichiarato: «Non abbiamo più restrizioni. Israele risponderà agli Houthi con la forza. Non ce ne vergogneremo, attaccheremo, e attaccheremo duramente. Abbiamo il diritto di rispondere e nulla ci limiterà».
In serata convocato d’urgenza il gabinetto di sicurezza del premier per discutere dell'espansione della campagna militare a Gaza e dei combattimenti in Siria. Altra benzina sul fuoco di uno scontro che rischia di infiammare ancora di più l’intera area mediorientale. A gaza, intanto sono allo stremo. Altri 14 morti in un raid e la denuncia da parte dell’Olp di gruppi armati che saccheggiano cibo e medicine nella Striscia.



