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Sono laici e religiosi, quattro uomini e tre donne, sono martiri della fede, benefattori, figure missionarie e carismatiche, vengono da diversi continenti e contesti, proprio a sottolineare l'universalità della Chiesa, i sette nuovi Santi. il medico venezuelano José Gregorio Hernández Cisneros e la religiosa anche lei venezuelana María Carmen Rendiles Martínez, il catechista della Papua Nuova Giunea (primo santo di questa nazione) Peter To Rot, monsignor Ignazio Choukrallah Maloyan, arcivescovo armeno martire del genocidio del 1915 in Turchia, le religiose italiane suor Vincenza Maria Poloni e suor Maria Troncatti, il terzo italiano Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, sono i Beati canonizzati oggi 19 ottobre nella celebrazione eucaristica celebrata da papa Leone XIV in Piazza San Pietro, gremita di fedeli.
«La domanda che chiude il Vangelo appena proclamato apre la nostra riflessione: "Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Questo interrogativo ci rivela quel che è più prezioso agli occhi del Signore: la fede, cioè il legame d’amore tra Dio e l’uomo. Proprio oggi stanno davanti a noi sette testimoni, i nuovi Santi e le nuove Sante, che con la grazia di Dio hanno tenuto accesa la lampada della fede, anzi, sono diventati loro stessi lampade capaci di diffondere la luce di Cristo», ha esordito nell'omelia papa Leone. «Rispetto a grandi beni materiali e culturali, scientifici e artistici, la fede eccelle non perché essi siano da disprezzare, ma perché senza fede perdono senso».
Leone XIV ha proseguito: «Gesù si interroga sulla fede: se sparisse dal mondo, che cosa accadrebbe? Il cielo e la terra resterebbero come prima, ma non ci sarebbe più nel nostro cuore la speranza; la libertà di tutti verrebbe sconfitta dalla morte; il nostro desiderio di vita precipiterebbe nel nulla. Senza fede in Dio, non possiamo sperare nella salvezza». Cristo, ha ricordato il Papa, chiede ai suoi discepoli di pregare sempre senza stancarsi mai: «Come non ci stanchiamo di respirare, così non stanchiamoci di pregare! Come il respiro sostiene la vita del corpo, così la preghiera sostiene la vita dell’anima: la fede, infatti, si esprime nella preghiera e la preghiera autentica vive di fede. Gesù ci indica questo legame con una parabola: un giudice resta sordo davanti alle pressanti richieste di una vedova, la cui insistenza lo porta, infine, ad agire. A un primo sguardo, tale tenacia diventa per noi un bell’esempio di speranza, specialmente nel tempo della prova e della tribolazione. La perseveranza della donna e il comportamento del giudice, che opera controvoglia, preparano però una provocatoria domanda di Gesù: Dio, il Padre buono, "non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?". Facciamo risuonare queste parole nella nostra coscienza: il Signore ci sta chiedendo se crediamo che Dio sia giudice giusto verso tutti. Il Figlio ci domanda se crediamo che il Padre vuole sempre il nostro bene e la salvezza di ogni persona. A proposito, due tentazioni mettono alla prova la nostra fede: la prima prende forza dallo scandalo del male, portando a pensare che Dio non ascolti il pianto degli oppressi e non abbia pietà del dolore innocente. La seconda tentazione è la pretesa che Dio debba agire come vogliamo noi: la preghiera cede allora il posto a un comando su Dio, per insegnargli come fare a essere giusto ed efficace».
«Gesù ci libera da entrambe le tentazioni. Soprattutto durante la sua passione prega così: «“Padre, sia fatta la tua volontà”. Sono le stesse parole che il Maestro ci consegna nella preghiera del Padre nostro. Qualunque cosa succeda, Gesù si affida da Figlio al Padre». Il Pontefice ha detto ancora: «La preghiera della Chiesa ci ricorda che Dio fa giustizia verso tutti, donando per tutti la sua vita. Così, quando gridiamo al Signore: “dove sei?”, trasformiamo questa invocazione in preghiera e allora riconosciamo che Dio è lì dove l’innocente soffre. La croce di Cristo rivela la giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è il perdono: Egli vede il male e lo redime, prendendolo su di sé. Quando siamo crocifissi dal dolore e dalla violenza, dall’odio e dalla guerra, Cristo è già lì, in croce per noi e con noi. Non c’è pianto che Dio non consoli; non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore. Il Signore ci ascolta, ci abbraccia come siamo, per trasformarci come Lui è. Chi invece rifiuta la misericordia di Dio, resta incapace di misericordia verso il prossimo. Chi non accoglie la pace come un dono, non saprà donare la pace».
Le domande di Gesù sono un invito alla speranza e all’azione: «Quando sentiamo l’appello di chi è in difficoltà, siamo testimoni dell’amore del Padre, come Cristo lo è stato verso tutti? Egli è l’umile che chiama i prepotenti a conversione, il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi Santi di oggi: non eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici. Questi fedeli amici di Cristo sono martiri per la loro fede, come il vescovo Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista Pietro To Rot; sono evangelizzatori e missionarie, come suor Maria Troncatti; sono carismatiche fondatrici, come suor Vincenza Maria Poloni e suor Carmen Rendiles Martínez; col loro cuore ardente di devozione, sono benefattori dell’umanità, come Bartolo Longo e José Gregorio Hernández Cisneros. La loro intercessione ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità».
Alla preghiera dell'Angelus, papa Leone ha salutato e ringraziato per la loro presenza alla celebrazione il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e l'omologo del Libano Joseph Aoun in visita in Italia, oltre alle delegazioni ufficiali di Armenia e Venezuela, le figlie spirituali delle fondatrici oggi canonizzate e le comunità e associazioni ispirate dai carismi dei nuovi santi. Il Pontefice ha ricordato la Giornata missionaria mondiale che ricorre oggi. «La Chiesa è tutta missionaria, ma oggi preghiamo specialmente per quegli uomini e quelle donne che hanno lasciato tutto per andare a portare il Vangelo a chi non lo conosce. Sono missionari di speranza tra le genti».
Leone XIV ha poi menzionato la difficile e dolorosa situazione del Myanmar lacerato dalle violenze, dal quale arrivanno notizie che «riferiscono di continui scontri armati e bombardamenti aerei, anche su persone e infrastrutture civili». Il Papa ha rinnovato il suo appello «affinché si giunga a un cessate il fuoco immediato ed efficace», attraverso «il dialogo inclusivo e costruttivo». E ancora una volta ha chiesto di pregare per la pace «in Terra Santa, in Ucraina e negli altri luoghi di guerra. Dio conceda a tutti i responsabili saggezza e perseveranza per avanzare nella ricerca di una pace giusta e duratura».
(Foto Reuters: i ritratti dei sette nuovi santi esposti in piazza San Pietro durante le celebrazione eucaristica e il rito di canonizzazione)



