Su alcuni giornali ho letto diversi articoli che esaltavano il Dalai Lama e la sua visita alle popolazioni emiliane colpite dal terremoto. Fin qui tutto bene. Quel che più mi ha disturbato, invece, è stato il confronto critico con Benedetto XVI. Alla semplicità del Dalai Lama veniva contrapposto il corteo di polizia, carabinieri, autorità locali e nazionali che accompagnavano il Papa. A mio parere, è una critica pretestuosa. Fatta da persone che hanno sempre il fucile puntato sul Papa e la Chiesa. Ogni pretesto è buono per sparare. Come si fa a mettere sullo stesso piano un privato cittadino qual è il Dalai Lama, con una figura dalla caratura internazionale come il Papa? Siamo grati al Dalai Lama per il suo gesto di beneficenza, ma non facciamo confronti improponibili.
Mario V.


Il confronto non è soltanto improponibile, come dici tu, caro Mario. È, soprattutto, pretestuoso. Viziato da sentimenti anticlericali. E fatto da persone che, se possono parlare male della Chiesa e del Papa, non si lasciano sfuggire l’occasione. Sono le stesse persone che, all’occorrenza, si sarebbero lamentate se il Papa non si fosse recato a visitare le genti colpite dal terremoto. I confronti sono sempre antipatici, ma c’è un abisso tra la presenza del Papa e quella del Dalai Lama. Non dimentichiamo che Benedetto XVI è anche il “capo” di quella Chiesa che non solo ha avuto vittime tra i terremotati, ma ha anche messo in campo aiuti e volontari per alleviare le sofferenze delle popolazioni.