Si sta diffondendo un moderato ottimismo nel tessuto dell'economia italiana. Persino le agenzie di rating più severe con il nostro Paese si sbilanciano in attese di crescita: dopo l'annuncio del "quantitative easing" deciso dal Governatore della BCE Draghi, cioè l'immissione di denaro liquido per sostenere attaverso le banche le piccole imprese e per rilanciare i consumi, Standard & Poor's vede rosa per il Made in Italy. Secondo l'Istat gli italiani devono fare ancora i conti con stipendi bloccati, ma su alcuni fronti, a partire per esempio dai beni immobili, cioè dal "mattone", l'economia sembra ricominciare a girare. Tanto che il nostro istituto nazionale di statistica registra un boom per i mutui. E anche il Tesoro parla di «ripresa diffusa in tutte le aree geografiche del Paese».
Secondo l'analisi macroeconomica dell'Istat, stanno cambiando gli umori: cittadini e aziende scommettono su un miglioramento della situazione. Il ministero dell'Economia e delle Finanze parla di «un incremento del reddito a disposizione delle famiglie, però non ancora trasformato in consumi. Ciò che è sembrato mancare a fine 2014 è proprio la scintilla di fiducia che trasforma il reddito disponibile in consumi». E qui vedremo se la manovra del cosiddetto "quantitative easing" avrà effetti misurabili sull'economia reale (ne parliamo anche in un'intervista a Luciano Monti, docente di economia socilae all'Università Luiss di Milano).
Persino il premier Matteo Renzi ha twittato: «Segnali di ripresa timidi ma interessanti», ora «avanti con le riforme, ridiamo fiducia agli italiani». Fiducia che, stando ai numeri dell'Istituto di statistica, in effetti risale, con un aumento «significativo» per quella dei consumatori. E ancora meglio va per le imprese, ai massimi da oltre quattro anni, con i settori dei servizi e delle costruzioni che fanno da volano. L'edilizia torna così a sorridere dopo anni di crisi e anche il mercato immobiliare si allinea: già nel terzo trimestre del 2014 le compravendite sono risultate in aumento (+3,7%), mentre i mutui registrano un'impennata del 13,9%, la più forte dal 2010. E se il dato sugli scambi dell' Istat era atteso (l'Agenzia delle Entrate aveva già stimato un deciso rialzo per luglio-settembre), quello sui presiti con ipoteca era invece tutto da verificare. La ripresa è diffusa su tutto il territorio, dal Nord al Sud, ma a trainarla sono le grandi città (+5,3% per le compravendite e +16,1% per i mutui). Tuttavia Confedilizia mette in guardia da facili entusiasmi, spiegando che il mercato «resta ancora lontano dai livelli pre-Imu».
Dall'Istituto di statistica però non escono solo buone notizie: le cifre sulle retribuzioni non fanno altro che peggiorare. Il 2014 è addirittura risultato l'anno con la crescita più bassa (appena +1,3%) mai registrata dal 1982, data di avvio delle serie storiche. A pesare è la Pubblica Amministrazione, dove tutto è congelato e lo sarà pure per il 2015. L'attività contrattuale arranca anche nel privato, tanto che sono oltre sette milioni i lavoratori che continuano ad andare in ufficio o in fabbrica con le vecchie clausole, basate su contratti scaduti. Nonostante tutto, e potrebbe sembrare un paradosso, il potere d'acquisto sale grazie a un'inflazione praticamente azzerata. Archiviato il 2014 gli occhi sono puntati sul 2015 e secondo il capo economista di Standard & Poor's per Europa, Medio Oriente e Africa, Jean-Michel Six, l'Italia è tra i Paesi dell'euro che potrebbe beneficiare di più del calo della moneta unica, verso la parità con il dollaro a fine anno, almeno in termini di export (+0,5%).