Ramin Barhami, un grande pianista del nostro tempo, è fra i più straordinari interpreti di Bach. Secondo la sua opinione anche la musica profana del sommo Autore è una sorta di continuo colloquio col cosmo e con Dio. Una forma di meditazione e di preghiera. Ancora più vera è questa sensazione quando la musica di Bach è dichiaratamente sacra. Come nel caso dell’Oratorio di Pasqua, straordinaria meditazione in musica lungo il percorso della Passione. O del suo Magnificat, che inizia con una introduzione orchestrale, ma diventa subito canto e poesia:

Nell’intera pagina l’intuizione di Barhami si conferma ad ogni passaggio. Parti strumentali e parti vocali, virtuosismo esecutivo e pura poesia del canto sono strumenti al servizio dell’elevazione dell’anima e della mente. Le parti fugate per esempio non hanno una funzione teatrale, né puramente spettacolare: ma sono gli abbellimenti di un’architettura messa al servizio del Divino. Anche nella conclusione nel segno di un “Gloria” che Bach non ha mai cessato di invocare nella sua vita e con le sue opere.