Caro don Antonio, sull’ultimo numero di Famiglia Cristiana ho letto che la Chiesa si ammala quando si chiude in sé stessa. Condivido il fatto che i cristiani, come dice papa Francesco, debbano testimoniare l’amore e la misericordia di Dio e, soprattutto, dare una speranza al mondo. Ma resto perplesso quando il Papa invita la Chiesa a non condannare le coppie conviventi e a riconoscere l’amore omosessuale. La Chiesa deve accogliere tutti, ma come diceva Giovanni XXIII bisogna distinguere l’errore dall’errante. L’errore non dev’essere mai legittimato. Dispiace che nella sua risposta lei abbia sorvolato su questo aspetto importante.
Alfio B.

Tu, caro Alfio, hai ben compreso il pensiero del Papa, al di là di qualche interpretazione maliziosa o errata. A conferma, ti riporto quanto papa Francesco ha risposto a un giornalista che, sull’aereo di ritorno dal Brasile a Roma, gli ha chiesto perché non avesse detto nulla su una legge brasiliana che ha ampliato il diritto all’aborto e permesso il matrimonio tra persone dello stesso sesso. «La Chiesa si è già espressa perfettamente su questo», ha detto. «Non era necessario tornarci, come non ho parlato neppure della frode, della menzogna o di altre cose sulle quali la Chiesa ha una dottrina chiara».