Sulla stampa laica si leggono spesso interventi di non credenti che, in buona o cattiva fede, interpretano a modo loro le parole di papa Francesco. È bastato che avesse detto che nessuno deve giudicare le persone e subito si è parlato di “svolta” del Papa sui gay. Di recente, come i Pontefici che l’hanno preceduto, ha detto no al proselitismo, e subito qualcuno l’ha tradotto come la rinuncia della Chiesa a convertire le genti. Tutt’altro! Fin da quando è stato eletto, papa Bergoglio non ha fatto altro che invitare la Chiesa ad “aprirsi”, a raggiungere gli uomini fin nelle più remote “periferie esistenziali”. La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita e annuncio del Vangelo. Ognuno, poi, è libero di accettarlo o meno. È evidente il tentativo di presentare papa Francesco come un “progressista” ostacolato dai cattolici tradizionalisti. Di nuovo c’è uno stile pastorale. E la premura di distinguere l’errore dall’errante.

DAVID S.
I termini “progressista” o “tradizionalista” applicati a papa Francesco non hanno senso. Sbaglia chiunque voglia “tirarlo per la giacca”, distorcendone parole e gesti. Francesco è un Papa “rivoluzionario”, nel senso che mette al primo posto il Vangelo e l’attenzione verso le persone, soprattutto gli ultimi e gli “scarti di umanità”. Conquista il cuore della gente testimoniando l’amore misericordioso di Dio verso tutti. «Il Vangelo si annuncia con dolcezza, non con il bastone»: “parola di papa Francesco”!