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La favola di Chiara Ferragni, l’influencer capace di costruire un impero sul nulla dell’immagine sembra volgere a un epilogo e non certo lieto. La Coca-Cola ha sospeso lo spot che sarebbe dovuto andare in onda dalla fine di questo mese ed è l’ennesimo sponsor che prende il largo dalla bella e potente influencer dopo l’affair “pandoro” e le inchieste giudiziarie apertesi sulla confusione tra business e beneficenza anche attorno ad attività passate, dalle uova di Pasqua alle bambole a sua immagine e somiglianza. Non è il caso di “scomodare” la dinamica, tramandata dalle tragedie greche, della hybris (la tracotanza umana che sfida l’ordine delle cose) alla quale segue la nemesis (la punizione fatale) perché la vicenda della Ferragni e del consorte Fedez, in fondo, è piuttosto banale. Almeno se si considerano le leggi della fabbrica delle celebrità. Chiara è in caduta libera per via del meccanismo che lei stessa ha creato, alzando il polverone su ogni sospiro della sua vita. Senza una vera ragione è diventata famosa, ammirata e imitata ovunque, ma il mondo dell’apparire non perdona, e, nella sfortuna, nell’inconveniente, si precipita con la stessa velocità (e sproporzione) con cui prima si era toccato l’Olimpo.



