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«Siate misericordiosi come il Padre». Siamo nel cuore del Giubileo della misericordia, nel cuore del messaggio cristiano diffuso dagli ultimi Papi, nel cuore del messaggio di Gesù, e si è appena conclusa, la scorsa domenica 3 aprile, la tre giorni dedicata alla festa della Divina misericordia che ha portato a Roma, in piazza san Pietro, circa sessantamila persone.
Una tre giorni con numeri da grande evento, come per tutti i momenti “più intensi” di quest’anno giubilare, con i gruppi di preghiera provenienti da tutta Italia e anche alcuni dalla Polonia e dalla Francia, per celebrare la seconda domenica di Pasqua, la domenica in albis, che per la Chiesa è diventata festa della Divina misericordia da quando è stata istituita da papa Giovanni Paolo II nel 2001, per adempiere a un “suggerimento” di suor Faustina Kowalska, canonizzata dallo stesso Wojtyla nel 2000.
RICORDANDO WOJTYLA
Coincidenza ha voluto che la festa sia caduta, dopo 11 anni, nella stessa date del 2005, quando Karol Wojtyla si spense poco prima della ricorrenza, la sera di sabato 2 aprile. Tutto è cominciato con una notte di riconciliazione, venerdì sera, l’apertura straordinaria di quattro chiese giubilari per l’adorazione del Santissimo Sacramento e la possibilità di confessarsi in più lingue anche per la prossimità con il Congresso internazionale della misericordia.
SABATO LA VEGLIA DI PREGHIERA
Sabato sera c’è stata la veglia di preghiera con momenti di animazione e testimonianze e poi nella parte centrale della serata, con papa Francesco, la recita della coroncina della Divina misericordia. Tantissimi fedeli hanno partecipato anche alla Messa che è stata celebrata nella chiesa di Santo Spirito in Sassia per ricordare san Giovanni Paolo II.
Francesco aveva cominciato a parlare di misericordia lanciando un tweet: «Diventare misericordiosi significa imparare a essere coraggiosi nell’amore concreto e disinteressato. Il suo amore è per sempre». Poi durante la veglia ha aggiunto: «Quanti sono i volti della misericordia di Dio? Sono veramente tanti; è impossibile descriverli tutti, perché la sua misericordia è un continuo crescendo. Dio non si stanca mai di esprimerla e noi non dovremmo mai abituarci a riceverla, ricercarla e desiderarla perché è qualcosa di sempre nuovo che provoca stupore e meraviglia. Certo è che la sua misericordia è vicinanza, aiuto e tenerezza: parola quasi dimenticata, di cui tutti noi abbiamo bisogno».
Il Papa ha poi ricordato l’immagine di un padre che si china verso il figlio e lo solleva con tenerezza verso la sua guancia, quasi a descrivere il logo del Giubileo che stiamo vivendo. «Però è facile parlare di misericordia», ha ammonito Francesco. «Più arduo è diventarne testimoni. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere misericordiosi come il Padre, entrare nelle sue piaghe. E allora quanto dolore quando sentiamo dire: questa gente, questi poveracci, buttiamoli fuori, lasciamoli dormire sulle strade».
«Sarebbe bello invece se proprio come un monumento, per questo Giubileo, si facesse in ogni diocesi un’opera di misericordia, un ospedale, una scuola dove non ce ne sono, un ospizio per gli anziani, tante cose si possono fare, come opera di misericordia vivente per questo anno della misericordia», ha concluso il Papa.
DA TUTTA ITALIA PER LA MESSA
Durante la Messa di domenica, Francesco ha continuato a insistere sul Vangelo della misericordia, un libro aperto dove i cristiani devono continuare a scrivere con gesti concreti di amore, mettendo in pratica le opere di misericordia corporale e spirituale, che sono la testimonianza migliore. «Mediante questi gesti, semplici e forti, a volte perfino invisibili, possiamo visitare quanti sono nel bisogno, portando la tenerezza e la consolazione di Dio».
In piazza a seguire i due momenti centrali, della veglia e della celebrazione, migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia. Rosaria, da Bologna, è quasi sorpresa di trovarsi in San Pietro. «Non so perché sono qui, davvero, è stato tutto molto improvviso e casuale per me che non sono praticante, non frequento parrocchie o gruppi di preghiera. Mia figlia mi ha chiesto di pregare per lei e non lo aveva mai fatto. Poi lo stesso giorno mi hanno mandato una mail con una proposta di viaggio per il giubileo della Divina misericordia: ho sentito che dovevo esserci e mi sono aggregata. Finora mi sembra tutto molto bello e sono felice di esserci». Valentina, invece, è arrivata con il suo gruppo di preghiera di Bari. «Prego con loro da tre anni, ci vediamo tutti i venerdì alle 15. La misericordia di Dio è una certezza, non una speranza, per questo sono venuta».
FRA JOSEPH, americano, della Fraternità figli del Divino amore di San Cesareo (Roma): «Siamo venuti con una ventina di fratelli e sorelle e con alcune famiglie che ci seguono, perché la misericordia è centrale nel nostro istituto. Noi preghiamo per essere strumenti della misericordia di Dio: era importante partecipare a questa veglia visto che, tra l’altro, siamo nell’anno del Giubileo della misericordia. Ringraziamo il Signore di essere qui».
FRANCE, 21 anni, da Parigi insieme alle compagne Agnes, Marie, Aziliz: «Siamo qui per ringraziare e per celebrare insieme a papa Francesco questa bellissima festa. Stiamo studiando a Roma attraverso il programma Erasmus. In questi giorni abbiamo pregato la novena alla Divina misericordia», racconta France. «Così abbiamo pensato che il modo migliore per terminare la preghiera fosse essere qui tutte insieme. Ci affidiamo a Gesù misericordioso».
FLAVIO DALLA TORRE, associazione Adim (Alleanza Dives in misericordia di Rinnovamento nello Spirito), da Trento: «Tante volte siamo stati toccati dallo sguardo di Gesù misericordioso. Nel santuario dove preghiamo è avvenuto il miracolo di Ugo Festa che, dopo aver incontrato Giovanni Paolo II, di fronte all’immagine di Gesù misericordioso si è alzato dalla carrozzella su cui era costretto da anni. Questo miracolo fu uno di quelli segnalati per la canonizzazione di santa Faustina Kowalska».
CHIARA, 20 anni (nella foto: al centro, con Valentina e Alessio), catechista post cresima della parrocchia Santa Maria di Loreto di Lunghezza (Roma): «Siamo qui con il parroco don Andrea, abbiamo portato 50 ragazzi tra i 13 e i 16 anni che stanno facendo il post cresima», racconta. «Prima di venire abbiamo cercato di spiegargli cosa è la misericordia di Dio ma non è stato semplice. Speriamo che la veglia abbia risvegliato gli animi di chi non aveva ancora compreso».
Una tre giorni con numeri da grande evento, come per tutti i momenti “più intensi” di quest’anno giubilare, con i gruppi di preghiera provenienti da tutta Italia e anche alcuni dalla Polonia e dalla Francia, per celebrare la seconda domenica di Pasqua, la domenica in albis, che per la Chiesa è diventata festa della Divina misericordia da quando è stata istituita da papa Giovanni Paolo II nel 2001, per adempiere a un “suggerimento” di suor Faustina Kowalska, canonizzata dallo stesso Wojtyla nel 2000.
RICORDANDO WOJTYLA
Coincidenza ha voluto che la festa sia caduta, dopo 11 anni, nella stessa date del 2005, quando Karol Wojtyla si spense poco prima della ricorrenza, la sera di sabato 2 aprile. Tutto è cominciato con una notte di riconciliazione, venerdì sera, l’apertura straordinaria di quattro chiese giubilari per l’adorazione del Santissimo Sacramento e la possibilità di confessarsi in più lingue anche per la prossimità con il Congresso internazionale della misericordia.
SABATO LA VEGLIA DI PREGHIERA
Sabato sera c’è stata la veglia di preghiera con momenti di animazione e testimonianze e poi nella parte centrale della serata, con papa Francesco, la recita della coroncina della Divina misericordia. Tantissimi fedeli hanno partecipato anche alla Messa che è stata celebrata nella chiesa di Santo Spirito in Sassia per ricordare san Giovanni Paolo II.
Francesco aveva cominciato a parlare di misericordia lanciando un tweet: «Diventare misericordiosi significa imparare a essere coraggiosi nell’amore concreto e disinteressato. Il suo amore è per sempre». Poi durante la veglia ha aggiunto: «Quanti sono i volti della misericordia di Dio? Sono veramente tanti; è impossibile descriverli tutti, perché la sua misericordia è un continuo crescendo. Dio non si stanca mai di esprimerla e noi non dovremmo mai abituarci a riceverla, ricercarla e desiderarla perché è qualcosa di sempre nuovo che provoca stupore e meraviglia. Certo è che la sua misericordia è vicinanza, aiuto e tenerezza: parola quasi dimenticata, di cui tutti noi abbiamo bisogno».
Il Papa ha poi ricordato l’immagine di un padre che si china verso il figlio e lo solleva con tenerezza verso la sua guancia, quasi a descrivere il logo del Giubileo che stiamo vivendo. «Però è facile parlare di misericordia», ha ammonito Francesco. «Più arduo è diventarne testimoni. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere misericordiosi come il Padre, entrare nelle sue piaghe. E allora quanto dolore quando sentiamo dire: questa gente, questi poveracci, buttiamoli fuori, lasciamoli dormire sulle strade».
«Sarebbe bello invece se proprio come un monumento, per questo Giubileo, si facesse in ogni diocesi un’opera di misericordia, un ospedale, una scuola dove non ce ne sono, un ospizio per gli anziani, tante cose si possono fare, come opera di misericordia vivente per questo anno della misericordia», ha concluso il Papa.
DA TUTTA ITALIA PER LA MESSA
Durante la Messa di domenica, Francesco ha continuato a insistere sul Vangelo della misericordia, un libro aperto dove i cristiani devono continuare a scrivere con gesti concreti di amore, mettendo in pratica le opere di misericordia corporale e spirituale, che sono la testimonianza migliore. «Mediante questi gesti, semplici e forti, a volte perfino invisibili, possiamo visitare quanti sono nel bisogno, portando la tenerezza e la consolazione di Dio».
In piazza a seguire i due momenti centrali, della veglia e della celebrazione, migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia. Rosaria, da Bologna, è quasi sorpresa di trovarsi in San Pietro. «Non so perché sono qui, davvero, è stato tutto molto improvviso e casuale per me che non sono praticante, non frequento parrocchie o gruppi di preghiera. Mia figlia mi ha chiesto di pregare per lei e non lo aveva mai fatto. Poi lo stesso giorno mi hanno mandato una mail con una proposta di viaggio per il giubileo della Divina misericordia: ho sentito che dovevo esserci e mi sono aggregata. Finora mi sembra tutto molto bello e sono felice di esserci». Valentina, invece, è arrivata con il suo gruppo di preghiera di Bari. «Prego con loro da tre anni, ci vediamo tutti i venerdì alle 15. La misericordia di Dio è una certezza, non una speranza, per questo sono venuta».
FRA JOSEPH, americano, della Fraternità figli del Divino amore di San Cesareo (Roma): «Siamo venuti con una ventina di fratelli e sorelle e con alcune famiglie che ci seguono, perché la misericordia è centrale nel nostro istituto. Noi preghiamo per essere strumenti della misericordia di Dio: era importante partecipare a questa veglia visto che, tra l’altro, siamo nell’anno del Giubileo della misericordia. Ringraziamo il Signore di essere qui».
FRANCE, 21 anni, da Parigi insieme alle compagne Agnes, Marie, Aziliz: «Siamo qui per ringraziare e per celebrare insieme a papa Francesco questa bellissima festa. Stiamo studiando a Roma attraverso il programma Erasmus. In questi giorni abbiamo pregato la novena alla Divina misericordia», racconta France. «Così abbiamo pensato che il modo migliore per terminare la preghiera fosse essere qui tutte insieme. Ci affidiamo a Gesù misericordioso».
FLAVIO DALLA TORRE, associazione Adim (Alleanza Dives in misericordia di Rinnovamento nello Spirito), da Trento: «Tante volte siamo stati toccati dallo sguardo di Gesù misericordioso. Nel santuario dove preghiamo è avvenuto il miracolo di Ugo Festa che, dopo aver incontrato Giovanni Paolo II, di fronte all’immagine di Gesù misericordioso si è alzato dalla carrozzella su cui era costretto da anni. Questo miracolo fu uno di quelli segnalati per la canonizzazione di santa Faustina Kowalska».
CHIARA, 20 anni (nella foto: al centro, con Valentina e Alessio), catechista post cresima della parrocchia Santa Maria di Loreto di Lunghezza (Roma): «Siamo qui con il parroco don Andrea, abbiamo portato 50 ragazzi tra i 13 e i 16 anni che stanno facendo il post cresima», racconta. «Prima di venire abbiamo cercato di spiegargli cosa è la misericordia di Dio ma non è stato semplice. Speriamo che la veglia abbia risvegliato gli animi di chi non aveva ancora compreso».



