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Non si è trattato di un “incidente”. È stato un attacco deliberato e senza precedenti contro una nave civile e disarmata, con a bordo uomini, donne e bambini appena strappati al mare. Eppure, questo gesto violento non nasce dal nulla. La motovedetta Corrubia usata per sparare era stata donata dall’Italia alla Guardia costiera libica appena due anni fa, nel 2023, nell’ambito di un programma europeo di sostegno al controllo delle frontiere.


L’assenza che pesa
Durante l’assalto, la Ocean Viking ha lanciato il mayday, chiedendo protezione a chi pattuglia il Mediterraneo. La risposta è arrivata solo a metà: la nave più vicina era italiana, ma non ha risposto alla chiamata. Così gli 87 superstiti – già sopravvissuti a traversate e naufragi – hanno dovuto rifugiarsi sottocoperta, insieme all’equipaggio, mentre la barca che li aveva salvati diventava bersaglio.


Una storia che si ripete
Non è la prima volta. Già nel luglio 2023, la stessa Ocean Viking era stata minacciata da una motovedetta libica che aveva sparato vicino ai gommoni di salvataggio. Nessuna indagine era seguita, nonostante gli appelli delle ong. Questo silenzio è diventato complicità: addestrare, finanziare ed equipaggiare la Guardia costiera libica significa rendersi corresponsabili delle sue azioni.


Le parole di SOS Méditerranée
“Chiediamo che venga condotta un’indagine approfondita e che i responsabili siano assicurati alla giustizia”, dichiara Valeria Taurino, direttrice generale di SOS Méditerranée Italia. «Un soggetto che ostacola i soccorsi, avanza pretese illegali in acque internazionali e prende di mira operatori umanitari non può essere riconosciuto come autorità competente. È urgente interrompere ogni collaborazione europea con la Libia e smettere di criminalizzare i soccorsi: questa logica alimenta violenza, non sicurezza».


Il ritorno a Siracusa
Dopo l’attacco, il capitano della Ocean Viking ha deciso di interrompere la missione e di dirigersi verso Siracusa, porto di origine, per sbarcare i superstiti e riparare i gravi danni subiti. L’Italia ha autorizzato la rotta. Ancora una volta, sono le vittime e chi le salva a pagare il prezzo delle scelte politiche di chi, in nome del “contenimento dei flussi”, arma chi trasforma il Mediterraneo in un campo di tiro.



