Fece scalpore e aprì un acceso dibattito anche sui giornali il caso di Gabriele Finotello che il 22 febbraio 2021 uccise il padre Giovanni a martellate nella loro casa di Porto Viro (Rovigo) e venne condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione. Il suo caso è tornato alla ribalta perché Finotello, oggi 34enne, è una delle quattro persone a cui il presidente della Repubblica Mattarella ha concesso la grazia, cancellando del tutto o parzialmente le pene a cui erano state condannate.

Il potere di concedere la grazia e commutare le pene è conferito al presidente della Repubblica dall’articolo 87 della Costituzione: Mattarella, che si è insediato nel 2015, aveva finora firmato 35 provvedimenti di grazia per altrettante persone, l’ultima volta nel 2021. Nella nota del Quirinale si spiega: «Nel concedere la grazia che ha estinto l’intera pena residua da espiare (pari a 4 anni e 3 mesi di reclusione) il capo dello Stato ha tenuto conto dei pareri favorevoli, formulati dal procuratore generale e dal magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato e del particolare contesto in cui è maturato l’episodio delittuoso, caratterizzato da ripetuti atti di violenza e minaccia da parte della vittima nei confronti dei propri familiari».

L’omicidio compiuto da Finotello maturò in un contesto familiare molto particolare. Il padre, infatti, aveva gravi problemi di dipendenza dall'alcol e questo, in passato lo avrebbe portato a comportamenti violenti nei confronti della moglie e dei due figli. Proprio per questo motivo, la moglie ed il figlio minore se n’erano andati di casa. Gabriele, invece, che pure aveva da poco trovato un nuovo lavoro come Oss (Operatore socio-sanitario) agli Istituti polesani di Ficarolo (Rovigo), aveva continuato a vivere con il padre, anche perché lo voleva seguire in un percorso di cura di questa dipendenza. Per questo, ogni giorno, faceva su e giù da Ficarolo all’abitazione di Porto Viro percorrendo, tra andata e ritorno, circa 150 chilometri.

E per questo, quando quel pomeriggio del 22 febbraio si è trovato davanti il padre, in quel momento disoccupato, attaccato ad una bottiglia e completamente ubriaco, lo ha rimproverato pesantemente. «Ma smettila di bere, guarda come ti sei ridotto»: è stata la frase che avrebbe acceso il litigio passato dalle parole alle mani. Il padre sarebbe caduto a terra e, rialzandosi, avrebbe detto la frase che ha scatenato la reazione del figlio: «Lasciami stare o ti picchio come picchiavo tua madre».

È in questo momento che le mani del trentenne hanno afferrato il martello con il quale ha sferrato i colpi mortali. Almeno quattro, al busto ed alla testa. Il giovane, subito dopo essersi accorto di aver ferito gravemente il padre, non solo non ha tentato la fuga, né ha cercato di nascondere le prove di quanto avvenuto, ma ha chiamato subito il 118 perché il padre venisse soccorso e poi, dopo aver telefonato anche alla madre per dirle cosa avesse fatto, ha chiamato anche i carabinieri.

Fin dai primi interrogatori Finotello si è sempre mostrato collaborativo aiutando gli investigatori a ricostruire nei dettagli il contesto familiare del delitto.

In primo grado, il 13 maggio 2022, era stato condannato a 14 anni, anche perché ne era stata riconosciuta la seminfermità mentale al momento del fatto, come evidenziato anche dalla perizia che era stata affidata ad uno psichiatra forense dal Collegio. In appello, la pena è stata poi ulteriormente ridotta. E ora, per lui, la grazia del presidente della Repubblica.


Chi sono le altre persone graziate dal capo dello Stato

L’altra persona graziata da Mattarella è Massimo Zen, un’ex guardia giurata. Nell’aprile 2017 uccise con alcuni colpi di pistola il giostraio Manuel Major mentre scappava, assieme a due complici, dopo aver compiuto un furto a un bancomat in provincia di Treviso. Per questo omicidio, Zen condannato a nove anni e sei mesi di carcere per omicidio volontario e per cognizione illecita di comunicazioni, un reato che punisce chi venga al corrente di conversazioni senza averne autorizzazione. Anche in questo caso Mattarella ha concesso la grazia parziale, estinguendone tre anni e tre mesi, tenendo conto delle condizioni di salute di Zen e del fatto che avesse risarcito la famiglia della persona uccisa. Per effetto del provvedimento a Zen resta da scontare una pena massima di quattro anni, e potrà richiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Meno noti al grande pubblico sono i casi di Patrizia Attinà e Ancuta Strimbu. La prima, classe 1972, era stata condannata a una pena complessiva di due anni, otto mesi e venti giorni di carcere per reati di furto ed estorsione risalenti al periodo tra il 2012 e il 2016. Mattarella ha estinto totalmente la pena residua, citando come motivazioni il tempo trascorso dal compimento dei reati, il perdono concesso dalla persona offesa del reato più grave e le condizioni di vita e di salute della donna. Strimbu è nata nel 1986 ed era stata condannata a nove anni, sette mesi e diciassette giorni di carcere per estorsione e reati in materia di sostanze stupefacenti. Mattarella le ha concesso la grazia parziale, estinguendo un anno e sei mesi della pena che doveva ancora scontare: il comunicato dice che sulla decisione hanno influito sia il contesto in cui sono stati commessi i reati, sia le condizioni familiari di Strimbu, sia il fatto che prima della condanna definitiva stesse scontando la pena in affidamento in prova ai servizi sociali «proficuamente».