«Mentre ha inizio l'udienza presso il Tribunale dell'Aja, esprimo ancora la vicinanza di tutta la nostra Chiesa dell'Ordinariato Militare, di cui essi sono figli. Ci stringiamo a loro nell'affetto e nella preghiera, con la speranza che il cammino della giustizia sia rispettoso della verità e della dignità umana dei nostri marò che, come tutti i militari italiani, infondono sempre impegno e dedizione nel servizio alla pace». Così monsignor Santo Marcianò, ordinario militare, ha risposto all'agenzia di stampa Adnkronos nel giorno dell'avvio dell'udienza al Tribunale arbitrale dell'Aja che deve decidere sulla giurisdizione tra Italia ed India del caso dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati della morte di due pescatori indiani, scambiati per pirati, al largo delle coste del Kerala, nel sud dell'India, nel febbraio del 2012..

«In questi anni ho avuto la possibilità di condividere in molte occasioni il difficile percorso di Massimiliano e Salvatore, vivendo assieme a loro, in India come in Italia, momenti di grande sofferenza ma anche di profonda gioia». Proprio qualche settimana fa infatti, per la precisione il 15 giugno, monsignor Marcianò ha celebrato le nozze tra Massimiliano Latorre e Paola Moschetti.


E l'8 luglio è stata segnata dallo scontro tra Roma e Nuova Delhi l'udienza all'Aja del Tribunale arbitrale internazionale chiamato a decidere sulla giurisdizione del caso che coinvolge i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone nella morte dei due pescatori indiani, scambiati per pirati, nel febbraio 2012. L'ambasciatore Francesco Azzarello, spiegando le ragioni per cui l'Italia rivendica la giurisdizione, ha rilevato che i due marò "sono funzionari dello Stato italiano" e che "agli occhi dell'India non c'è presunzione di innocenza". Il rappresentante indiano, G. Balasubramanian, ha replicato sostenendo che "l'India e due suoi pescatori sono le vittime di questo caso".