Mi permetta di dissentire dal pensiero della pensionata a firma Pina (FC n. 46/2016). Nessuna persona autosufficiente riesce a entrare in una casa di riposo perché ce la mette un familiare. Di norma le famiglie chiedono aiuto quando non ce la fanno più. Lavoro da circa dieci anni in una di queste strutture. Mi ha molto addolorata l’affermazione della lettrice poiché nessuno qui viene dimenticato. Tanto meno è un luogo di “massacro”. Le case di riposo esistono perché è difficile per un coniuge o un glio occuparsi a tempo pieno di un anziano bisognoso di molte cure e attenzioni. Tanti si sentono in colpa per non riuscire ad accudire il proprio caro. Ma qui nessuno è abbandonato, anche chi non ha più una propria famiglia. Noi ce ne prendiamo cura, sappiamo cosa preferisce, quali sono le sue abitudini. E quando compie gli anni, c’è una festa dedicata, con un regalo personalizzato. Quelle parole: “massacrati”, “soli”, “abbandonati” non corrispondono a verità.
UN’ABBONATA

La cronaca, purtroppo, ci ha fatto toccare con mano casi di anziani abbandonati e maltrattati in case di riposo. Due volte dimenticati: prima dai propri familiari che non se ne sono più interessati e presi cura; poi da assistenti senza cuore che li hanno vessati e fatti vivere in pessime condizioni igieniche. Ma non tutta la realtà è così, come ci testimonia la nostra abbonata. Anzi, nelle case di riposo sono tantissime le iniziative che fanno sentire gli anziani come fossero ancora in famiglia: accuditi, amati e rispettati come meritano e com’è giusto.