C’era una volta il Conservatorio: lì era assolutamente vietato ascoltare (per non dire insegnare!) musica leggera ed addirittura jazz. Ma tutto ciò appartiene al passato. La contrapposizione fra musica leggera e musica classica ormai ha poco senso. E sono gli stessi musicisti “classici” a dimostrarlo. Con alcuni distinguo.

Uto Ughi, il famoso violinista noto anche per le sue prese di posizione, non ha dubbi: “Esistono vari generi della musica. Fare confusione è sbagliato. Tutti hanno un dignità, ma non possiamo non riconoscere il valore storico di Mozart. A volte sono stati gli stessi artisti classici a generare questa confusione. Luciano Pavarotti, grande tenore, è stato fra i responsabili di operazioni che hanno fatto solo confusione”.

Ma uno sguardo al passato ed al presente ci fa capire che gli steccati fra i generi non sono così rigidi. Daniel Harding, uno dei più grandi direttori viventi, passa i dopo-concerto (che dirige….) in discoteca. Antonio Pappano ci raccontò di quanto sia stata per lui importanza l’esperienza di accompagnatore di cantanti da commedia musicale per diventare un direttore d’opera. Luciano Berio, compositore ed autore della famosa serie televisiva C’è musica e musica, fu fra i primi ad esplorare tutte le frontiere della musica. E Ramin Baharami, pianista e vero adoratore di Bach, nei corridoi della casa discografica dove l’avevamo incontrato per parlare del “divino” si soffermava ad ammirare i cartelloni pubblicitari di Roberto Vecchioni e di Zucchero.

Insomma, utilizzando il titolo di un libro di Andrea Battistoni (il direttore che sul pianoforte di casa ha il busto di Beethoven e quello di Franz Zappa), potremmo dire che Non è musica per vecchi vale per tutta la musica.