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Per commentare il pacchetto per la prossima Finanziaria approvato dal Consiglio dei ministri iniziamo col dire che la coperta è corta (e non sappiamo neanche quanto dobbiamo accorciarla), ma l’armadio è pieno di trapunte. È corta perché non possiamo fare troppo deficit soprattutto in un momento in cui, con l’aumento dei tassi, la spesa per pagare gli interessi sul debito è aumentata di molto e si mangia parte delle risorse. E siamo nell’incertezza di non conoscere le nuove regole europee sui vincoli di finanza pubblica, in questo momento oggetto di negoziato tra falchi e colombe.
Il Governo ha saggiamente deciso di fare una manovra prudente provando a restituire ai ceti medio-bassi qualcosa di quanto perso nel corso degli ultimi anni di forte inflazione. Lo ha fatto con l’intervento sul cuneo fiscale e con l’accorpamento in basso degli scaglioni Irpef per i redditi medio-bassi. Il problema è che tutto ciò è finanziato in deficit e dunque, se vogliamo mantenere l’intervento anche in futuro, dobbiamo trovare risorse aggiuntive perché saremo chiamati a ridurre il nostro deficit. Importante l’introduzione della minimum tax per le multinazionali che, secondo schemi costruiti dall’Ocse e dall’Ue, si propone di combattere l’elusione fiscale di queste imprese e la stessa concorrenza fiscale tra Paesi dell’Ue. Fondamentali le risorse aggiuntive sulla sanità pubblica, una delle ferite aperte nel Paese con i pronto soccorso sempre più in difficoltà e le file d’attesa che rendono il reddito una discriminante per le cure.
Ma siamo sicuri che la Finanziaria che sarà varata a dicembre dal Governo sarà quella che stiamo discutendo oggi? Il Governo giura di sì e per evitare l’assalto alla diligenza in Parlamento ha impegnato la sua maggioranza a non fare alcun emendamento. In realtà l’iter è ancora lungo. C’è il passaggio in Europa da cui arriveranno valutazioni, giudizi e consigli, c’è il giudizio delle società di rating e dei mercati, e c’è il dibattito nell’opinione pubblica che può portare a modifiche.
E l’armadio pieno di trapunte? Ci arrovelliamo sui decimali del deficit e su come ripartire i 24 miliardi di manovra, ma dovremmo sapere che, mai come in questa fase, tra Pnrr, React Ee, Repower Ee e Fondi strutturali sono a disposizione decine e decine di miliardi per il nostro Paese. Lamentarsi che non abbiamo abbastanza soldi e poi restituire fondi europei è un paradosso che non ci possiamo permettere. Ci vuole poi più visione. Il ritardo sulla transizione ecologica vuol dire dipendere dai prezzi di gas e petrolio, rischiare di imbarcare altra inflazione quando le alternative sono sempre più disponibili e necessarie per il contrasto al riscaldamento globale. Bene la prudenza, ma diamo respiro e allarghiamo il gioco.



