Creare opportunità di lavoro e aumentare i livelli di occupazione per i giovani attraverso la formazione e l’investimento nel capitale umano aiutando le aziende a formare i profili di cui oggi hanno disperatamente bisogno. La rete degli interventi nei panel e nei tavoli tematici che a Lamezia Terme, hanno animato la prima intensa giornata dell’evento dedicato al tema Tras-Formare il capitale umano per sbloccare il potenziale del Paese. Istituzioni, Chiesa e imprese alla prova di un nuovo patto per il lavoro dignitoso e lo sviluppo sostenibile si chiude con la “chiamata” alla responsabilità degli imprenditori cattolici da parte di monsignor Francesco Savino, vice presidente della Cei che ricorda: «La vostra mission è quella di chi è chiamato a scegliere tra un modello un altro, trasformando il vostro capitale umano per farlo diventare corresponsabile, siete chiamati a scrivere questo tempo così problematico».

Savino ha dialogato con il condirettore di Famiglia Cristiana, Luciano Regolo – introdotti da Valerio Martinelli (Reasearch ellow presso il Policy Observatory della Luiss Guido Carli e ricercatore presso la Fondazione Bruno Visentini), al termine dei sei tavoli tematici che hanno animato il pomeriggio. L’evento organizzato da Fondazione Antonio Emanuele Augurusa, Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti) nazionale, Ucid Movimento Giovani, Ucid Calabria e CEI (Conferenza Episcopale Italiana) con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha affrontato il problema del mismatch lavorativo arrivando alla firma di un “Patto per il lavoro dignitoso e lo sviluppo sostenibile”, documento attraverso il quale istituzioni, enti ecclesiali, imprese, organizzazioni sindacali, enti del terzo settore e comunità accademica si impegneranno a sostenere e promuovere condizioni lavorative dignitose per lo sviluppo della famiglia, dell’ambiente e della sostenibilità intergenerazionale e a istituire piattaforme di coordinamento e confronto nazionale e territoriale per individuare soluzioni condivise volte a facilitare l’incontro tra domanda e offerta del lavoro.

C’è da ricordare che la Fondazione Antonio Emanuele Augurusa nasce sulla traccia delle molteplici sensibilità di Emanuele Antonio Augurusa, giovanissimo calabrese testimone di contagiose prove d’amore nei confronti di persone più fragili, vulnerabili o svantaggiate, ma contraddistinto anche da innata empatia per la natura e la propria famiglia, con particolare interesse per la tecnologia, l’innovazione e la cultura. È un confronto, quello con monsignor Savino, che non poteva che partire con una riflessione e il richiamo alla preghiera per la Pace, con lo sguardo e il cuore rivolto alla guerra in Ucraina e agli esiti del conflitto tra Hamas e Israele che «suscitano una grande preoccupazione. Il problema è sempre cosa faranno i giganti o presunti tali della storia quale sarà la ricaduta negativa dei conflitti anche nel mondo delle imprese».

«Mi congratulo con il tema che avete scelto – dice rivolto alla platea dove siedono i vertici dell’Udic nazionali e regionali - in un tempo in cui non possiamo che interrogarci sulle derive selvagge del capitalismo la domanda da porre è quale modello di sviluppo realizzare. E infatti è giusto chiedersi quale sviluppare per rimettere al centro la persona e la dignità umana». I temi da cui ripartire, quindi, sono sicuramente le grandi questioni aperte come il salario, la sicurezza del lavoro, ma soprattutto «come trasformare il capitale umano per sbloccare il capitale umano del paese, ed in particolare come valorizzare la persona come capitale umane e risorsa».

«La dobbiamo finire con la cultura dell’assistenzialismo, con il piangerci addosso: è l’ora di attuare un nuovo risorgimento, che sia politico, antropologico e culturale – dice ancora monsignor Savino – E lo dobbiamo fare proprio dal Sud, partendo dalle belle risorse che abbiamo. Dobbiamo cambiare il sistema culturale e della visione del lavoro».

«A Sud diffondere le buone pratiche e la logica della ecologia integrale significa anche battersi per la legalità contro una mentalità inquinata dalle influenze di potere occulto e della criminalità organizzata», ha sottolineato Regolo richiamando monsignor Savino ad approfondire il tema dell’impegno della CEI in questo campo. «Dobbiamo sconfiggere il triangolo isoscele – ha detto ancora monsignor Savino -. In questa regione infatti esistono due lati uguali che sono la massoneria deviata da un lato e la ’ndrangheta dall’altro, che rappresentano un unico matrimonio che regge un’alleanza talmente forte da riuscire a soggiogare tutti, anche quello che avete chiamato capitale umano. La base di questa alleanza è la classe dei burocrati, dei dirigenti, dei colletti bianchi e della politica: questo lo dico con amarezza, non mi rassegno al pessimismo della Calabria. Ma assieme al pessimismo di ragione c’è l’ottimismo di volontà, la Calabria ce la farà se cambiamo la res cogitans, vale a dire la realtà psichica, e la res extensa rappresenta invece la realtà fisica. Solo in questo modo possiamo essere veri e propri rivoluzionari».

Infine, monsignor Savino invita tutti a liberarci dalla “sindrome del capezzale”, partendo dalla consapevolezza che in Calabria ci sono sempre meno giovani, perché non ci sono più figli e senza figli non c’è futuro. Ma anche che «i malati siamo noi adulti, non i giovani, a loro dobbiamo chiedere perdono perché stiamo consegnando loro un pianeta sfigurato, pieno di diseguaglianze palesi dove paura e incertezza sono i pilastri. Noi non siamo credibili, anche la Chiesa non lo è per una serie di motivi: come facciamo essere credibili in questo modo? Io non invoco la perfezione, ma vi invito a rapportarci ai giovani con credibilità, non vanno illusi. I giovani – ha concluso - sono un capitale umano e formato: ai giovani va data la possibilità di diventare protagonisti e non di rimanere sudditi».